Un recente studio pubblicato su Science ci informa che nei figli e nelle figlie dei sopravvissuti all’incidente nucleare di Chernobyl 35 anni fa, non si riscontrano mutazioni nuove, geneticamente trasmissibili, attribuibili alla quantità di radiazioni dalle quali furono colpiti i genitori che a quel tempo abitavano nel raggio di 70 km dalla centrale.
Lo studio ha riguardato figli e figlie nati/e qualche mese dopo o molto tempo dopo quel 26 aprile 1986.
Altri furono invece i dati raccolti dall’OMS nel periodo dal ‘91 al ‘97; lì si riscontrava che i bambini con neoplasie aumentarono del 46%, con anomalie congenite del 37%, con malattie del sangue del 97%. Altri dati ancora, riportati l’anno scorso su bambini/e nati/e dal 2007 a oggi registravano 1.442 nuovi casi di tumore, di cui 313 di leucemia, 136 del sistema nervoso, 71 di linfoma di Hodgkin, 71 di linfoma di Wilms, 24 di linfoma di Burkitt, 23 di Retinoblastoma.
L’abstract dello studio pubblicato su Science suggerisce, a conclusione, che mancano prove per un effetto sostanziale delle radiazioni sui DNM (mutazioni de novo) germinali nell’uomo, suggerendo un impatto minimo, trasmissibile geneticamente, sulla salute delle generazioni successive.
Che dire? I/le figli* si ammalano, talvolta muoiono, ma con le cellule germinali intatte.
Bene. Bene? Le radiazioni ignorano le cellule germinali ma continuano a lavorare alacremente sulle altre; ma si rassicurino le donne; non dovranno temere di partorire prole malformata, anomala o mostruosa.
C’è stato un tempo (1600 e giù di lì) in cui la scienza si intersecava con la fiaba; la scienza dei medici di allora spesso attribuiva alle voglie femminili la nascita di discendenza difforme; tra le tante storie, si narra che una donna avesse messo al mondo “un putto negro et horrendo d’aspetto fuor di modo con gli occhi splendenti come fiamma, con la bocca e le narici di bue, col dorso ispido e peloso, con due faccie di simia nel petto, con due occhi di gatto nell’umbilico, con due teste di cane minacciose ai gomiti della braccia, e altre tante alle ginocchi, coi piedi di cigno, e così le mani con la coda di sopra riflessa.” (*)
Narrazioni in cui si intravvedono paure, orrori e timori per l’ingovernabilità del corpo femminile che riproduce la specie. Donne instabili (…la donna è mobile qual piuma al vento…si canterà poi) dalle voglie sregolate che diventano veleno e ammorbano il nascituro.
Una natura da domare.
Quando la scienza occidentale si affrancherà dalla fiaba farà questo, domerà donna e natura.
Allora, anche l’uomo nella sua trascendenza partorirà; metterà al mondo scienza: “Il parto maschile del tempo” (secondo Bacone), metterà al mondo conoscenza e poi tecnica, ovvero artefatti controllabili e governabili.
Creature in realtà assai poco armoniose, se oggi siamo qui ad arrovellarci su come salvarci dalle emissioni inquinanti prodotte da cotanta tecnoscienza.
Un parto che ha rotto quella placenta che per millenni ha tenuto in simbiosi le specie con il loro ambiente, un parto che ha rotto un principio circolare planetario fisico, chimico e biologico: la circolarità dell’energia.
Sta qui la differenza fra motore biologico (‘motore’ energetico cellulare- ciclo di Krebs; ‘motore’ fotosintetico- ciclo di Calvin e tutti gli altri cicli degli elementi naturali di cui si nutrono gli ecosistemi) e motore termico utilizzatore / trasformatore di energia e soprattutto produttore di rifiuti. E’ il rifiuto che rompe il cerchio e oggi grava su di noi con il titolo generale di cambiamento climatico.
E non c’è rifiuto più greve di quello generato dal ‘motore’ nucleare. Pericoloso, persistente, ingovernabile.
Per quanti anni sarà inabitabile la zona di Chernobyl? In quale luogo dovranno essere sotterrati i rifiuti radioattivi per generazioni, generazioni e generazioni? Problema insolubile.
Eppure ce la suonano e ce la cantano ancora con il nucleare come energia verde! 22 aprile, Giornata della Terra e apertura del Summit sull’ambiente per la lotta al cambiamento climatico: il nucleare è un’energia senza carbonio! Insiste Macron. Certo, se si deve decarbonizzare; ma come si farà a deplutonizzare, decesizzare, destronzizzare…?
Ecco, Macron trova sponda in Meloni-fratella d’Italia ; i due parlano di “Rinascimento dell’atomo” per “rimettere le centrali al centro (hiii che bel gioco di parole) della strategia energetica UE…”
Anche Biden pensa al nucleare, lui si porta avanti e lo immagina per produrre idrogeno… il coniglio dal cappello del futuro. Tu podis crodi…
“E’ tardi, è tardi!” dice bianconiglio nel mondo di Alice. Beh, sì, è tardi e pur essendo tardi ancora non si realizza che non è del segno più che abbiamo bisogno ma del meno: meno energia, meno produzione, meno consumo, meno peso ecologico…
Meno mostri, meno stronzi e meno stronzio-90, essendo questo uno degli isotopi più abbondanti e con il maggiore impatto sulla salute, liberati 35 anni fa dalla centrale di Chernobyl sulle vite di tutt*, e soprattutto di bambine e bambini, strappati alle favole, vittime di una tecnoscienza partorita non nella fantasia malata ma nella peggiore delle realtà.
(*) Tommaso Garzoni da ‘Serraglio degli stupori del mondo’-1613 in Corpi storie, metafore, rappresentazioni fra Medioevo ed età contemporanea – a cura di Claudia Pancino Marsilio 2000.