Oggi giornata di puntualizzazioni morali e precisazioni giudiziarie.
Si inizia di prima mattina con lo spottazzo di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro, denunciato per stupro.
Il comico è da un pezzo che non fa ridere; da un pezzo che fa pena (la politica consuma) e da ieri fa pure evacuare, tanto per non usare il suo slang.
Poi si continua con la notizia dell’archiviazione per gli otto ragazzi di Udine e S.Daniele che esibivano magliette con scritto “cento stupri”, se ne vantavano sui social e lo usavano come biglietto da visita per prenotazione al ristorante.
Padri e figli, supposti stupri e supposte patriarcali.
In sintesi sempre quelle: per Grillo i pulzelli sono “ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così… perchè sono quattro coglioni…” che un padre può dirlo al figlio dandogli una pataffa dietro la nuca, ecco, “non è vero niente che c’è stato uno stupro…” e in sottofondo sibila l’arietta del consenso della donna che, malevola, ha denunciato.
Poi ci sono gli otto per i quali, per carità, il processo alle magliette non può essere un processo alle intenzioni, non c’è stata nessuna azione in tal senso, anzi … “alla luce del contesto complessivo, … delle reazioni registrate e del generale clima goliardico in cui si calano… ecc. ecc.”
Ecco, “goliardia” è la parola della giornata; per goliardia si possono indicare le donne come oggetti da stuprare, per goliardia le donne possono continuare ad essere configurate, percepite, psicologicamente sentite e socialmente indicate come oggetti che si possono usare ed abusare.
Sono certo più di mille anni che i ragazzi si divertono così.
Segnali dal futuro?
Nisba