Se non fosse una tragedia, questo sarebbe il momento buono per seguire in tempo reale l’evoluzione delle specie.
Con Sars-cov2 è così; la replicazione veloce, quantitativa e globale, la pressione selettiva, generano mutazioni e varianti; molte insignificanti, alcune viralmente vantaggiose.
Iniziò la variante 20A.EU1 identificata in Spagna e poi diventata prevalente in Europa; poi la variante inglese, la variante sudafricana, la variante brasiliana; mutazioni della proteina spike attraverso la quale il virus si lega alle cellule e che lo rendono più infettivo, più capace di penetrazione, delle volte più difficile da bloccare per gli anticorpi.
D’altra parte, ogni persona infetta è un’occasione per il virus di reinventarsi, migliorare fitness, aumentare il proprio successo.
Così per i virus e per tanta parte della natura; le specie si evolvono così; Darwin lo aveva intuito, osservato e descritto. Il 12 febbraio, Darwin Day, una delle tante iniziative celebrative aveva il titolo: “la bellezza maledetta dei virus”. Appunto.
Circa un anno fa pandemia ha fatto rima con infodemia; valanghe di informazioni caotiche sul virus, il suo funzionamento, la sua origine, la sua persistenza, il suo evitamento, il nostro comportamento… (ne abbiamo parlato qui); ora lo stesso con la questione vaccini; infodemia vaccinale; vaccinemia, potremmo dire; che sembra pure una malattia del sangue… Comunque è caos.
Effettivamente non sappiamo di che cosa dovremmo preoccuparci di più: se per il vaccino che non ce n’è abbastanza, che quindi non si riesce a vaccinare tutt*; che non si riesce a fare i richiami o che i richiami si fanno troppo tardi; che di due se ne può fare uno, ma che poi il vaccino non dà immunità a lunga scadenza e nemmeno serve contro le varianti, anzi, il vaccino non serve proprio, poi ti fa ammalare, poi in realtà è un grande esperimento biopolitico su scala di massa, infine siamo tutti cavie; diventeremo tutti ogm e il vaccino è un veicolo di controllo per il nuovo ordine mondiale.
Abbiamo messo un “anzi” fra due gruppi di preoccupazioni: il primo comunque inerente all’ammissibilità del vaccino, l’altro all’inamissibilità.
Nel primo pur discutendo di sanità pubblica/privata, organizzazione, piani pandemici, piani vaccinali, strategie istituzionali, comitati d’affari, “traffici di influenze illecite” (sic! non virali ma finanziarie) ecc., si attenderà il proprio turno alla fiala nella lotteria immunitaria.
Nel secondo gruppo ad ogni aspetto della strategia vaccinale sarà dato un significato negativo ad iniziare dal fatto che i vaccini (vettori, eccipienti e coadiuvanti) sono veleno per un organismo sano…
In gennaio diversi siti di movimento hanno ripreso un post dal titolo “Note urgenti contro la campagna militar-vaccinale”; un articolo con diversi errori dal cui senso si ricavava una lettura orientata verso la manipolazione biotecnologica della specie umana attraverso la vaccinazione Pfizer – Moderna.
L’equazione: vaccino Pfizer-Moderna con mRNA prodotto via CRISPR/editing genomico = possibile riscrittura del DNA + cavallo di Troia per farci ingoiare l’ingegneria genetica.
In febbraio almeno un sito ha pubblicato un aggiornamento dell’articolo che ne correggeva gli errori più macroscopici tipo che l’editing genomico non centra niente con quel vaccino. Ma, svarioni a parte, la cosa più sconsolante era un link al sito “Globalreasearch” sito per il quale il covid ha “accelerato gli aspetti tecnocratici e transumanistici del Nuovo Ordine Mondiale (NWO) al punto che le persone si stanno ciecamente allineando per essere iniettate con un “trattamento” che è anche un dispositivo chimico, un sistema operativo,un agente patogeno sintetico e un dispositivo di produzione di agenti patogeni chimici…”
Insomma, il vaccino sarebbe un piccolissimo pacchetto di tecnologia, che viene inserito nel sistema umano per attivare la cellula per diventare un sito di produzione di agenti patogeni.
Che cosa è e come funziona un vaccino, si può leggere su Wikypedia; il principio è quello di attivare il sistema immunitario verso quel determinato antigene senza far ammalare l’organismo; lo scopo quello di evitare la malattia se e quando quell’antigene dovesse presentarsi veramente; cosa molto probabile in una condizione pandemica.
Questo fine si può raggiungere con diversi mezzi.
Nel ‘700 si prendeva il materiale direttamente dalle pustole dei vaiolosi (variola minor) e si inoculava nei sani. Fu Lady Mary Wortley Montagu ad osservare questa pratica fra i circassi e ad introdurre il metodo in Europa; poi Jenner raffinò la tecnica ricorrendo alle croste delle mucche e al vaiolo vaccino, meno aggressivo di quello umano ma che funzionava ugualmente ai fini dell’immunizzazione. Vaccino deriva da vacca per quello.
Poi anche il resto della storia vaccinale si può leggere su Internet; narrata come trionfo della profilassi, della sanità pubblica, della vittoria sulle malattie o narrata attraverso tutti i suoi punti oscuri contando, più che i morti per le malattie, quelli per le vaccinazioni.
Tra i due estremi, ovviamente ci stanno cinquanta sfumature di dubbi; ma i dubbi non si possono risolvere con atti di fede.
Per esempio:se il sito “Globalresearch” mi dice che il vaccino sarebbe un piccolissimo pacchetto di tecnologia, che viene inserito nel sistema umano per attivare la cellula per diventare un sito di produzione di agenti patogeni…. Mi dà un’informazione sgangherata, scorretta, utile solo a rinforzare una posizione già presa che è quella di negare con ogni mezzo possibile l’utilità della vaccinazione.
Allo stesso modo è atto di fede anche l’adesione cieca alle proposte di un’impresa come quella scientifica, storicamente, socialmente e sessualmente connotata, le cui ipotesi devono essere sempre sottoposte a valutazioni, revisioni, controlli.
C’è del marcio in Danimarca? c’è del fraudolento nella scienza?; si, tanto più quanto è subordinata al modo degli affari. Che la mission di Big Pharma sia il soldo e non la salute non è una novità. Un’occhiata veloce ai trafiletti del Sole24Ore (1): Moderna, quella del vaccino a mRNA negli ultimi 12 mesi conta un +834%; perfino una piccolina Novavax col suo vaccino promettente (?) si alza del 3.300%. E pensare che il moto di AstraZeneca è “What science can do”… eh già.
Ecco, a differenza che ai tempi di Lady Mary, i vaccini vengono da quel mondo lì.
Che fare dunque? Gettare il bambino vaccino con l’acqua sporca?
Pensiamo che per non rimanere schiacciat* tra i due poli si/no cui abbiamo accennato sopra, occorra chiedersi se è veramente il vaccino la luce alla fine del tunnel.
Il primo marzo Draghi ha liquidato Arcuri e nominato un generale come nuovo commissario all’emergenza Covid; un militare, un comandante delle forze armate provvederà a far penetrare quella siringa nel nostro braccio.
“Campagna militar-vaccinale”, appunto. Ci sono stati evviva da Salvini, Renzi, Meloni e Tajani… buon lavoro anche dalla Pinotti del Pd. Se l’economia deve marciare, la vaccinazione deve accelerare. Poi, se di vaccino ce ne sarà abbastanza, magari si potrà passare all’obbligatorietà, chissà…
Ma fuori dalla pressa economica che nel corso della pandemia ha maciullato posti di lavoro e persone, per la maggior parte donne, che a loro ha riservato un carico di lavoro domestico raddoppiato ed aumentato le violenze domestiche; che fa contare già 11 femminicidi dall’inizio dell’anno; per chi sopravvive, che rimane e cosa percepisce ormai della propria salute?
E’ chiusa nella fiala di un vaccino da inoculare più e più volte perché la nostra prospettiva sarà quella di vaccinati e rivaccinati, variante dopo variante, a rincorrere le capriole evolutive di un virus che se non andavamo a disturbare probabilmente se ne stava bene dov’era? Triste avvenire.
I microbi camminano con la nostra specie da millenni; il batterio della peste è stato trovato nei resti umani dell’Europa neolitica, ha imperversato ai tempi dell’impero romano d’oriente, ha percorso il medioevo, è arrivato al tardo ottocento e si è spento intorno agli anni 50 del novecento.
Ma da allora, il percorso dei microbi è accelerato e globalizzato.
All’inizio di dicembre 2020 in Francia è stato individuato un ceppo virale H5N8 (influenza aviaria) in un allevamento di anatre; successivamente la Russia ha comunicato all’oms il primo caso di trasmissione alla specie umana … di spillover in spillover, ma sempre più veloci.
Elogiato e ristampato in lungo e in largo il libro del benemerito Quammen, che si fa per arginare i salti di specie, i passaggi dai serbatoi animali ai corpi umani che l’evoluzione se ne ha l’opportunità va veloce? In Francia, ammazzate le 400 anatre ed altri animali sospetti, gli allevamenti continuano, come dappertutto, in attesa di altri ceppi.
A tutt’oggi molti studi a suon di modelli, algoritmi ed equazioni differenziali cercano di tracciare percorsi dell’evoluzione della virulenza; epidemiologi computazionali espongono con forte preoccupazione i dati sulla variante B.1.1.7, quella inglese, assumendo che sia il 50% più contagiosa di quella storica, in breve ritengono diventi dominante nelle aree metropolitane di Parigi, Madrid, Barcellona, Milano e Roma,. Poi dovremmo fare i conti con tutte le altre [sudafricana ecc.]… non se ne esce.
Limes, spocchiosa rivista di geopolitica, ha messo come titolo al numero di dicembre: “Il clima del virus”; al suo interno, qualcuno sostiene che “Covid-19 è un global warming alla velocità della luce”; il coronavirus come la CO2 che esce dai camini non conosce confini.
Il senso della parola globale sta in questo; come dice bene Bruno Latour: “… non sono solo le multinazionali o gli accordi commerciali o Internet o gli operatori turistici a globalizzare il pianeta: ogni entità su questo stesso pianeta ha il proprio modo di agganciarsi agli altri elementi che costituiscono, a un certo punto, l’insieme…. Lo impariamo ancora dolorosamente, per il coronavirus, la cui capacità di connettere “tutti gli esseri umani” passa attraverso l’intermediario apparentemente innocuo del nostro espettorato. I virus sono dei super-globalizzatori: quando si tratta di risocializzare migliaia di esseri umani, i virus lo fanno in fretta.”
Ed in fretta globalizzatori economici e affini vorrebbero ripartire dopo il grande stop pandemico, portandoci veloci in una corsa verso il baratro ambientale e climatico il che rende la schiatta ancora più pericolosa; perché la negazione del cambiamento climatico non può durare all’infinito, perché non si potrà più conciliare il loro ‘sviluppo’ con le varie sfere del pianeta in cui sarà necessario finire per inserire l’economia riattivata via vaccinazioni massive dal senso ricattatorio e velatamente/dichiaratamente obbligatorio.
Un anno fa, l’otto marzo, alcuni presidi e manifestazioni vennero annullate, altre no; il giorno dopo iniziava il lockdown. Le rivendicazioni erano contro la violenza sulle donne, contro le discriminazioni di genere ecc.; oggi il quadro, se possibile è ancora più fosco….
Ma già allora si disse: non vogliamo tornare come prima, perché il prima è il problema.
Ecco, appunto, come riecheggia ancora Latour: “…Alla richiesta data dal buonsenso: ‘riavviamo la produzione il più rapidamente possibile’, dobbiamo rispondere con un grido: ‘assolutamente no!’. L’ultima cosa da fare sarebbe rifare esattamente ciò che abbiamo fatto prima…”
E allora non è il vaccino la luce in fondo al tunnel; il vaccino è un artefatto biomolecolare che si pone in un precario equilibrio fra i tanti aspetti che abbiamo citato più sopra, accedervi o meno rimangono scelte individuali; il benessere collettivo in realtà ormai si gioca su altre varianti.
Le ‘mutazioni’, quelle nostre, alle quali guardiamo per questo otto marzo e oltre, inserite sul nucleo forte dell’essere femministe con un dna storicamente caratterizzato dalla parola ‘autodeterminazione’, ci agganciano, o compenetrano in una dimensione ambientale devastata e in una sensibilità collettiva sfiancata, talvolta perduta.
Ma infine questa dimensione è ciò che induce la nostra pressione evolutiva, è qui che nuove varianti vedono la luce e forse riescono, se non a demolire il tunnel, perlomeno ad individuare una via di uscita.
NOTE:
(1) Il Sole24Ore – “Le ricche stock option di Moderna & C. – 19 febbraio 2021