Femminismi
Acqua in bocca
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Alle 15,41 del 17 agosto 2020 c’erano 54,4 gradi C°, questo nella Death Valley in California; la più alta temperatura mai registrata sulla Terra da cento anni a questa parte.

Sul Corriere che riporta la notizia, c’è la foto di una turista che ride raggiante davanti al termometro che arrotonda a 56 C°.

Al’è pûc ce ridi, c’è poco da ridere.

Neanche una settimana dopo, abbiamo notizia che in Groenlandia lo scioglimento dei ghiacciai è arrivato al punto di non ritorno.

Per capire bene cosa questo significhi basta leggere l’articolo del Corriere → qui.

D’altra parte, in giugno, in una città della Siberia nord-orientale, Verkhoyansk, 3000 miglia a est di Mosca, a nord del Circolo Polare Artico si misuravano 38 gradi C°, anche lì, la più alta temperatura mai documentata.

Punto di non ritorno significa irreversibilità, fine della resilienza, cambiamenti improvvisi e incontrollabili; qualcuno fece l’esempio dell’albero di 200 anni che resiste a 20 colpi di accetta, ma il 21esimo lo abbatte.

Siamo al 21esimo colpo e se ne è parlato pochissimo, impegnati alla conta dei contagi, o altrettanto impegnati a rimuoverli, chiodo scaccia chiodo, del cambiamento climatico non se ne parla mentre i negazionisti trovano buona sponda su Facebook che, come denunciato qui, contrasta invece volentieri il fact-checking scientifico.

E ci sono luoghi in cui la cancellazione della verità si fa a colpi di ammazzamenti.

Anche il 2019 segna il suo record: quello delle persone uccise per aver difeso l’ambiente; 212 persone. I mandanti ovviamente sono i maggiori responsabili del cambiamento climatico: l’industria agroalimentare, estrattiva, del petrolio e del gas.

E quando a difendere terra, biodiversità e vita sono le donne, se non le si ammazza, la tattica per zittirle comprende, come in ogni tempo e in ogni luogo, campagne diffamatorie sulla loro vita privata, sessismo, minacce e violenza sessuale.

Questo è quanto, ma dai punti di non ritorno, siamo tenut* comunque a tracciare prospettive di avanzamento meno orribili di quello che ci lasciamo dietro.

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