Fabio Folisi, su Friuli sera del 13 agosto, l’aveva definita un trappolone. L’operazione “zona rossa” alla Cavarzerani, vale a dire: “…creare ad arte una situazione intollerabile per poi raccogliere i frutti propagandistici di un inevitabile malessere che non poteva non sfociare in rivolta, fra l’altro subito amplificata in maniera perlopiù acritica dai media. Strategia che è riuscita perfettamente soprattutto quando si è pensato di spedire dei migranti positivi al Covid in quella realtà dove il distanziamento è solo una improbabile teoria….”
E’ funzionata perchè è ovvio che se rinchiudi senza motivo 500 persone con la scusa che sono contagiosi senza averlo verificato, (quindi anche condannandole a diventarlo se tenute in contiguità forzata) queste si incazzano. L’incazzatura poi viene agitata quale motivo di repressione e via avanti. Funziona così.
Con i dovuti distinguo, sembra la vecchia dottrina Cossiga sull’ordine pubblico: ““Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti… la gente deve odiare i manifestanti…” … li si forza a ribellarsi e poi la gente chiederà a gran voce che vengano repressi. Togli manifestanti, metti migranti.
Così, dopo una settimana di proteste dei reclusi, l’ultimo atto della sceneggiata propagandistica si è tenuto questa mattina con la conferenza stampa indetta dalla lega davanti alla ex caserma.
Ma il fuoco acceso per protesta all’ingresso della caserma è niente rispetto alla merda che questa settimana è sgorgata al di fuori.
Apre la cloaca Giuliano Felluga, dipendente comunale e responsabile della protezione civile di Grado il quale scrive: “Non preoccupatevi, stiamo organizzando gli squadroni della morte e nel giro di due giorni riportiamo la normalità… Quattro taniche di benzina e si accende il forno crematorio, così non rompono più..”, poi c’è stata l’irruzione della squadraccia neofascista di casa pound al consiglio regionale nella seduta della V commissione sull’immigrazione dove il leghista Calligaris, uno che “Io sono uno di quelli che gli sparerebbe a quelli lì’, tranquillamente” eguaglia i fasci per entusiasmo e partecipazione.
Loro c‘erano pure alla conferenza stampa di stamattina, quelli della squadraccia, a dialogare tranquillamente con Fedriga che non ha trovato niente da ridire al loro “gesto forte” nell’aula del consiglio. Culo e camicia. Una sintonia.
Già, il problema vero è che “l’80 % dei contagi viene dall’estero” dice Fedriga.
Ma Fedriga vive in una geografia ristretta; l’estero di Fedrifa è solo quello da cui provengono i migranti. Stop. Per lui Colombo deve ancora andare in America, paese con il più alto numero di morti e di contagi con il quale l’Italia non ha bloccato e non pensa di bloccare gli ingressi.
Ma Fedriga ha anche una contabilità ristretta perchè un dato reale fornito da
ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), dice che fra i migranti la prevalenza di infezione è dell’1.5%, molto più bassa cioè di quella della popolazione italiana del Nord e riscontri recenti di positività al test arrivano fino al 10%.
Il problema è invece dato proprio dalle condizioni di vita e di cattività nelle quali sono costretti.
Se tieni tre infetti vicino a 500 suscettibili che cosa ottieni?
L’idea geniale che risolve il problema questo giro ce l’ha avuta Daniela Perissutti assessora alle politiche dell’ascolto in comune di Udine: mandiamoli tutti sull’isola di Sant’Andrea a Marano. Ecco, un’isola. Non viene forse da lì la parola isola–mento? E le carceri storiche e mitiche non erano forse su un’isola… Asinara… Alcatraz…? Alc e cè.
Che immaginario!
Scintille da un cortocircuito fascioleghista fra propaganda sulla pelle de* altr*, meteorismo nostalgico e falsificazioni epidemiologiche.