Oggi una ragazza di origini pachistane, abitante a Cervignano, bassa friulana, è salita sul tetto della sua casa come estremo atto di ribellione per il matrimonio al quale la famiglia l’aveva destinata. Qui la notizia.
I commenti sono quasi tutti orientati a sottolineare “la barbarie prossima ventura”, il “ritorno al medioevo”, e poi a parlare di gentaglia e ignoranza per poi scivolare, come di consueto nelle ormai solite, ma non per questo meno ripugnanti frasi razziste.
Sì, il matrimonio combinato, o forzato o riparatore sono “tradizioni” aberranti; di queste, non dimentichiamo che quello riparatore ha abbandonato la nostra civilissima civiltà e il nostro codice penale solo nel 1981….
Ma c’è un’altro fatto dal quale i puntuali commentatori/trici del giornale locale nemmeno vengono sfiorati quando parlano di barbarie: di quale barbarie e crudeltà dovrebbero parlare quando leggono di una ragazzina di dodici anni che tenta il suicidio gettandosi dalla finestra perchè presa di mira dai compagni di scuola?
Cos’ha di diverso la civiltà che spinge una ragazzina a buttarsi dalla finestra da una che ti obbliga a salire e minacciare di buttarti dal tetto perchè non vuoi sottostare ad una cosa imposta?
Molto più triste la prima.
La battaglia della ragazza pachistana è in divenire, è una conquista di libertà per sé e per altre ragazze che guarderanno a lei e troveranno coraggio; la vicenda di Pordenone ci testimonia invece di una realtà in cui manca il mattoncino importante che è il rispetto ed il riconoscimento dell’altr*, in qualsiasi modo voglia essere. E questa non è una questione di ribellione, è una questione più difficile, di apprendimento.
Per quanto riguarda i matrimoni poi, pensiamo forse che chi si vuole sposare, qui, può farlo con chi vuole? Ha ha… riso amaro.