Eh già.
Tocca sempre ribadire questo principio, soprattutto a fronte si fatti come quelli accusati da molte donne la notte di capodanno a Colonia e, pare in altre città della Germania.
Parliamo di furti, molestie, aggressioni tutte agite sul terreno della violenza sessuale. Nei gironi successivi però, ben poco si è considerato e si è tentato di capire effettivamente quello che era successo; il focus sulla violenza contro le donne è stato subito soverchiato e sostituito da quello sugli immigrati e, come sempre in questi casi, si è messo in moto quell’altro meccanismo, quello strumentale, che ben conosciamo.
Vuol dire che non si ragiona sulla violenza che le donne hanno ricevuto, ma attraverso e grazie a questa, si orienta il discorso verso altro, verso ciò che conviene al momento agli attori politici del momento: l’espulsione degli immigrati.
Come sempre, attraverso il corpo delle donne si costruiscono muri e fortificano frontiere. “Che le nostre donne ce le stupriamo noi” ; è la vignetta di oggi del Fatto quotidiano. Sullo stesso giornale qualche giorno fa Dina Lauricella scriveva una breve distratta incompleta e non richiesta rassegna degli ultimi mesi. Leggete. Dentro ci sono anche maschi nazionali, ma per quelli di solito si guarda alla donna istigatrice, si invoca il raptus, l’alterazione alcolica, tutto un variegato catalogo di attenuanti che svaniscono se sei “arabo” o nordafricano; allora la responsabilità individuale diventa gravame etnico, colpa collettiva, religione sbaglìata, misoginia tremenda; si invoca il bando, si pompa sulla paura e sulla stretta securitaria ed il discorso sulla violenza che le donne hanno denunciato si richiude con implementazione di forze di polizia e controllo. E il gioco si può ripetere ancora e ancora.
Ci piace invece la performance di Milo Moirè nuda davanti alla cattedrale di Colonia con un cartello rivolto a tutt* , ma proprio tutt*, in cui c’era scritto: “Rispettateci! Non siamo prede da cacciare, anche se siamo nude!!!”
Ecco, lei ha rimesso a fuoco la questione, a partire da quel cartello e dal suo gesto libero si può anche iniziare a discutere di quanto accaduto a Colonia; di immigrazione, integrazione , disintegrazione, autodeterminazione.