Era lì, eravamo in assemblea, era di fronte a me ed era bellissima.
Era lì perché è successo quel che è successo. Era bellissima. E’ bellissima.
Era lì perché bellissima come è, qualcuno ha pensato di provare a rubarle la bellezza e di appiccicarla al muro perché troppo gli ricordava la sua bruttezza dentro e fuori. Era lì perché quel qualcuno ancora e ancora rende brutta la nostra città i nostri spazi le nostre vite e perché se anche lui smettesse ce ne sarebbero altri e magari anche altre, a sporcare quel che di bello abbiamo, quel che di bello siamo. E rimane appiccicaticcio come una scopata non desiderata, uno scambio di fluidi che non si voleva, quando non si riesce a capire cosa fare e come agire, a fronte di chi agisce violenza e violentemente entra nelle nostre vite e violentemente ci fa stare male.
E magari sono i nostri compagni
i nostri amici
i nostri amanti.
Magari agiscono violenza su di noi, magari su altre. Ma se toccano una toccano tutte e se ci giriamo dall’altra parte non è perché ancora gli vogliamo bene, a questi pezzi di merda che abbiamo chiamato amici, non è perché non siamo capaci di capire. Non è perché non sappiamo cosa sia giusto e cosa no.
Rimaniamo là con la mano sporca di sperma pronta a contagiare chi ci troviamo intorno perché sappiamo che fa un male di Cristo mettere in discussione tutte quelle cose là.
Perché ci siamo passate tutte.
Per la carezza lasciva del viscido di turno, per l’alito fastidioso di una bocca troppo vicina al nostro volto, nella scusa delle sostanze, nello stavi fatta mi sembravi ben disposta, stavo fatto, non avrei mai agito in tal senso se fossi stato lucido. Per tutte le volte che le assemblee non sono state luoghi in cui ci sentivamo di parlare e siamo state zitte e la parola la prendeva uno per noi. Per tutte le volte che un altro antiqualcosa ha messo sotto il tappeto quello che ci succedeva nel privato che privato non è mai.
Poi era lì di fronte a me, eri lì di fronte a me e non riuscivo a guardarti in faccia e negli occhi mai. Ed era l’imbarazzo di saperti lì perché ti erano successe delle cose e dei mostri erano usciti dal tuo armadio, non dal mio. Erano mostri giustificati da tante scuse, erano mostri che usavano scuse che sarebbero aggravanti, se invece di spaccarci la testa e sfrantumarci i cuori insieme costituissimo tribunali giudici polizia.
Era lì di fronte a me ed era bellissima e splendeva della luce di tutte coloro che ne stanno uscendo. Non sono luci prive di ombre ma sono potenti, siamo potenti, sei potente.
Perché più che nell’esprimere poteri godiamo del mettere in circolo la nostra potenza.
[anche se, a volte, vorrei proprio un pensiero superficiale che renda la pelle splendida]