Nel giorno del finissage di Art for Porn eccomi con altre raccomandazioni, che spero vi spingano ad arrivare fino a Le Dictateur, se siete a Milano (chiude alle 22 di oggi)
Green room e Night dew di Silvia Potenza (aka Shah)
La ricerca artistica di Shah si muove tra due estremi apparentemente dissonanti: da una parte l’amore per le onde e per il loro movimento apparentemente inafferrabile, dall’altra la passione per l’infinitesimo dettaglio nella microscopica espressivitá degli elementi del mondo vegetale.
Il risultato è poesia per gli occhi, è la cattura di un momento che sfugge all’occhio umano e che ci parla in maniera diretta e spudorata, rendendo visibile ed accessibile una bellezza che solo attraverso un uso sapiente ed estremamente consapevole della tecnica fotografica (che l’autrice esplora da diversi anni) possiamo percepire.
Le onde costruiscono architetture perfette ed effimere, i pistilli bagnati di rugiada non sono solo metafore di un godimento che conosciamo: la Natura ci viene offerta nella sua ineffabile armonia ed è improvvisamente vicina, leggibile ed attraversabile. La sua potenza paurosa si rivela in tutto il suo incanto; è da guardare, capire e rispettare come una divinitá magnificamente benigna.
Bondage alla Muestra Marrana di Claudia Pajewski
L’opera di Claudia fa parte di un reportage sulla postpornografia che l’autrice porta avanti di alcuni anni.
Il suo percorso di investigazione sul queer come estetica e come elemento aggregativo comunitario è cominciato con Phag Off, storica festa romana d’inizio secolo, alla quale partecipava come fotografa ufficiale (The best is yet to cum ne è il suo fulminante e meraviglioso ritratto).
Anche in Bondage c’è un pezzo di storia: il valore dell’immagine trascende il suo fascino crudo, la sua sensualitá caravaggesca, la potenza di quel respiro che illumina il corpo estatico e straziato e lascia il resto nell’ombra. Bondage è anche un documento storico, una testimonianza dei giorni selvaggi della Muestra Marrana, uno dei primi festival europei dedicati alla postpornografia che fino all’anno scorso si svolgeva a Barcelona e quest’anno ha preso il largo verso il Messico – una nuova e speriamo piú accogliente meta.
Mani di velluto di Regina Orioli
Regina non puó star ferma con le mani. Alle riunioni delle Ragazze del porno a cui ho partecipato l’ho vista fare di tutto con quelle mani (cucire, fare la maglia, disegnare, scrivere con ogni mezzo a disposizione, temperare in maniera compulsiva matite…).
È un’attrice famosa e quasi tutti la ricordano nel personaggio della stronza di Ovosodo, blockbuster anni ’90, e ció la rende a molti pregiudizialmente antipatica. Invece Regina è un genio, un folletto sorridente imprigionato in un corpo da star: la sua eleganza assoluta in realtá rispecchia la bellezza del suo animo e nei suoi occhi enormi viaggiano spesso dei punti interrogativi che rendono la sua grazia irresistibile.
Regina da qualche tempo percorre con le mani qualsiasi superficie, documentando i suoi viaggi in questo blog. Le sue mani esplorano, indagano, si avventurano per il mondo; le sue mani non hanno paura – e saranno le protagoniste di uno dei cortometraggi targati Ragazze del porno. Non per un puro artificio formale, non per una scelta allegorica, metonimica e cerebrale ma perché attraverso quelle mani, con un’intensitá creativa impetuosa (che pur conoscendo molti artisti ho poche volte incontrato altrove), Regina vive.