Noi chiamiamo così il fuoco dell’epifania.
Facciamo quattro salti intorno.
Recuperiamo una nostra vecchia pagina, per spiegare che cos’è.
Poi, dal momento che l’evento è transepocale e nasce legato ai riti dell’agricoltura, ricordando che nei fuochi si bruciavano soprattutto le stoppie del mais raccolte in fascina (medis)… beh, che dire, dovremmo bruciare tutti i mais ogm seminati nell’anno e non sentirne parlare mai più.
Poi, siccome si guarda al fuoco che preannuncia abbondanza o carestia, sappiamolo che l’agricoltura che si sta praticando intensivamente, ha ancora 60 anni di vita, non più.
E’ finita, perchè ha finito, s-finito, il suolo.
Il suolo è la terra, quella dove cammina (e si nutre) un popolo.
Quindi evviva! i popoli che difendono la loro terra.
W Rojava e le/i combattenti che nella lotta contro i trogloditi patriarcali dell’IS hanno in mente l’idea di terra e libertà dell’ecologia sociale.
W le combattenti di Kobane che lottano anche per la loro libertà.
Che il fuoco che si vorrebbe addomesticato dalla religione, dalla ritualità consumista e dalle tradizioni piegate al gioco leghista e fascista bruci tutto il peggio che questo coacervo di potere ha espresso.
Qui e più lontano.
Per l’anno finito e quello a venire.