Oggi si riporta di uno studio che individua diversi geni simili fra uccelli ed umani, quelli che permettono agli uni di cantare, agli altri di parlare.
Al di là delle speculazioni sulle similitudini fra specie, questo ci ha riportato alla mente un opuscolo (mai pubblicato) del 1984 o giù di lì, di un nostro amico Franco Fabbro, neurofisiologo, il quale come conclusione di un’esposizione sul canto degli uccelli, in particolare passeriformi, così scriveva: “…All’interno di una specie aviana le lingue, cantate dai diversi gruppi nei loro ecosistemi, rappresentano un sistema di isolamento genetico flessibile e aperto (perchè in certe condizioni, se necessario, è ancora possibile l’accoppiamento fecondo fra individui della stessa specie che cantano lingue diverse).
Le lingue aviane potenziano così, con modalità “culturali”, la riproduzione sessuale: una strategia per produrre diversità genetica.
Possiamo postulare un simile ruolo nella scelta sessuale per le lingue umane?
Vi sono molte somiglianze (chiamate convergenze evolutive, per esempio nella organizzazione neurologica e motoria) e molte diversità (aspetti semantici) fra le lingue aviane e le lingue umane.
Sono propenso a pensare che la diversità fra le lingue umane, similmente al fenomeno delle lingue aviane, sia un espediente evolutivo teso a potenziare, con modalità culturali, lo sviluppo della diversità genetica. Ecco, così stabilirsi un legame tra le diversità linguistiche, la sessualità, la neg-entropia o più in generale la vita.”
Una suggestione, ecco.