Femminismi
Il gioco dell’oca
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iniziative24Non abbiamo visto l’inchiesta di Report sulla Moncler, l’azienda che produce e vende i giubbotti imbottiti di piuma d’oca. Ne abbiamo letto oggi, con i vari post che parlano dell’indignazione dei social su quanto è emerso nella trasmissione: sulla crudeltà dello spiumaggio, torture che spesso portano gli animali ad atroci sofferenze ed anche alla morte.
Ecco, ieri, con Adriano Fragano redattore di Veganzetta, parlavamo e discutevamo proprio di questo, del dominio che la specie umana esercita quotidianamente sulle altre specie; discutevamo di come se ne può uscire, di quello che ognun* può fare e, se sia possibile, e come, riconsiderare la collocazione della specie che si è messa al di sopra di tutto, nel contesto naturale che è pure la sua matrice.
Discutevamo delle strategie e delle epistemologie del dominio che grazie all’abilità del linguaggio crea e giustifica le gerarchie, legittima l’uso e lo sfruttamento di ciò e di chi si ritiene utile ai propri fini, importanti o banali o ludici che siano.
Oggi ci stupiamo dello stupore e dell’indignazione di chi dice che non metterà mai più un capo Moncler…. Ma davvero si può pensare che per un’animale non sia doloroso essere spiumato? Che nel sistema che delocalizza per sfruttare più e meglio si possa produrre qualcosa che non sia lordato di sangue e sofferenza?
In realtà ci si può stupire ed indignare solo perchè normalmente si fa finta di non sapere; le scarpe di cuoio sono pelle di animale (qualcun* non sa che cos’è il cuoio?), così come la carne è un pezzo smembrato del corpo integro di un animale. Ma quando si mangia la bistecca, si indossa il piumino, ci si avvolge nel piumone…, si occulta la storia, tutt’alpiù si guarda alla filiera.
Così oggi le quotazioni Moncler sono scese e l’azienda un po’ si scusa un po’ attacca; un gioco dell’oca prevedibile; qualche penalità, qualche passo indietro e poi avanti con la prossima campagna pubblicitaria che immaginiamo, sarà orientata a suggerire il rispetto per gli animali.
La pubblicità dopotutto è forse il migliore ornamento dell’epistemologia del dominio.

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