Oggi Repubblica ripesca gli studi di Helen Fisher.
Si tratta di un’intervista dove l’antropologa spiega le sue ricerche sull’”amore romantico” avvalendosi della risonanza magnetica. Niente di nuovo, in realtà, se non che ora, grazie alle tecnologie di neuroimaging riusciamo a vederci dentro,in un dentro localizzato e mappabile, preciso al micrometro. Così lo stato amoroso, a suo tempo, condizione fluttuante fra ormoni ed endorfine trova delle allocazioni precise, certificate, anch’esso è lì, nel sistema che regola il piacere, quello che viene dal cibo, dal sesso e dalle varie droghe, perciò è lì dove nascono le dipendenze…. il che fa dire a Fisher che “l’amore agisce sul cervello come una droga…, …una delle sostanze che crea maggiore dipendenza sulla Terra…“
Sarà…
La narrazione di Fischer (qui un video in cui spiega ancora il suo lavoro) ha il pregio di ricordarci che siamo pur sempre “entità” biologiche; poi però abbiamo imparato a parlare e, come scrisse Jeab-Didier Vincent: “…tutte le complessità dell’amore derivano dal fatto che il linguaggio vi mette radici…” e allora tutto diventa un’altra storia ancora.