Il Cassero di porta Santo Stefano è la sede storica di gruppi di gay, lesbiche, femministe e punk che dal 1998 hanno dato vita ad un’esperienza unica nel territorio di Bologna. Atlantide è un luogo aperto a tutte quelle soggettività che non si vogliono sentire strette in una categoria; non è un locale ma uno spazio autogestito e attraversabile da tutt* coloro che si riconoscono nei valori dell’antisessismo, antirazzismo e antifascismo, che sono alla base di tutte le iniziative portate avanti dai collettivi che lo popolano (Laboratorio Smaschieramenti, Clitoristrix/Quelle che non ci stanno e NullaOsta). Atlantide è uno spazio irrinunciabile per la cittadinanza gay, lesbica, trans, queer, femminista e un riferimento per autoproduzioni culturali indipendenti, a Bologna e in Italia.
Negli anni è divenuto uno spazio di riferimento per tante persone – anche per chi non fa parte di movimenti politici – che in Atlantide riconoscono un luogo dove poter esprimere liberamente la propria individualità, dove poter assistere a un’iniziativa, un concerto o andare a ballare senza dover per forza sottostare alle logiche del divertimento tipiche della società consumistica e eteronormata in cui viviamo.
Da anni il Quartiere Santo Stefano porta avanti un tentativo di delegittimazione del percorso politico di Atlantide; l’ultimo episodio risale al 2012 e riguarda l’indizione di un bando per l’assegnazione di questi spazi, che è stato vinto da tre associazioni (Mondo Donna, Xenia e Evoè) che si occupano di attività distanti dalla sua storia. Una di queste – Mondo Donna – ha ritirato la sua candidatura una volta saputo che quegli spazi erano già occupati da altre realtà collettive.
Quasi un anno fa, durante un incontro con l’assessore Matteo Lepore, i collettivi di Atlantide avevano rifiutato chiaramente la proposta del Comune di trovare per loro uno spazio alternativo al Cassero di porta Santo Stefano. Ci chiediamo: perchè proprio le soggettività che di quel luogo han fatto la storia dovrebbero andarsene? Perchè, se in città sono disponibili altri locali, non assegnarli alle associazioni interessate?
Nelle ultime settimane Xenia e Evoè hanno sollevato a mezzo stampa questa situazione paradossale, premendo sulle istituzioni per poter usufruire degli spazi di piazza di Porta Santo Stefano, 6. Spazi che, secondo il progetto di Evoè, dovrebbero essere destinati alla creazione di un museo, quindi del tutto snaturati dall’esperienza che li ha contraddistinti fino ad ora. Arriverà presto ai collettivi di Atlantide una lettera firmata dal Comune di Bologna, con la richiesta di abbandonare “la loro casa”.
Vogliamo ricordare che il quartiere Santo Stefano, sotto la presidenza di Ilaria Giorgetti (PdL), è il quartiere che minaccia di sgombero le esperienze di occupazione e autogestione di Atlantide e Labàs, mentre legittima i neo-fascisti di CasaPound, che continuano ad avere vita relativamente tranquilla nella loro sede di via Malvolta. E’ chiaro che, da parte di quartiere e Comune, una chiara posizione politica è stata presa.
Come collettivo femminista Mujeres Libres sappiamo bene da che parte stare: esprimiamo tutta la nostra solidarietà e complicità alla popolazione Atlantidea, invitando le associazioni vincitrici del bando a rinunciare agli spazi del Cassero di porta Santo Stefano.
Quello spazio vive e deve continuare a farlo, deve continuare a scrivere la sua storia e non è ancora pronto per diventare un museo. Atlantide lotta per vivere e noi lotteremo con lei!
Continuate a tenervi informati su: http://atlantideresiste.noblogs.org/
Collettivo femminista Mujeres Libres – Bologna