quante cose ci sarebbero state da dire e da fare questo 8 marzo, giornata nella quale ci si ferma a fare il punto …. i dati del reale ci tengono sempre incollate in una battaglia senza fine; per il lavoro che non c’è, per il lavoro che quando c’è è sfruttamento puro e, per le donne anche di più; per i soprusi: sempre tanti, per i diritti: sempre pochi, per le molestie, la violenza; che anche oggi tre donne sono state uccise; non una ogni tre giorni ma tre in un giorno… tutte uccise dai loro mariti o compagni.
Noi oggi non abbiamo fatto niente, o meglio, niente di protesta e denuncia; ci siamo un po’ fermate a pensare intorno ad una cosa che ci interessava già da tempo; un’iniziativa che vorremmo fare ad aprile intorno a Butler, intorno a “Questioni di genere”, intorno al “genere”, con Sergia Adamo che ne è stata la traduttrice e perciò anche intorno a Sergia ed alla sua interpretazione di un pensiero ricco di pensieri.
Di Bulter ci era piaciuto il libretto “Che fine ha fatto lo stato-nazione?” per le sue importanti intuizioni; ne discutemmo quando abbiamo incontrato Elisabetta Teghil per ragionare intorno ai CIE.
Intuizioni che sono come quelle affinità di sentire e di orientamento, un po’ come una bussola alla quale butti un occhio ogni tanto e pensi, sì, mi pare che la direzione sia questa…, poi la realtà ti trascina da tante altre parti perchè di cose da fare ce ne sono sempre, come si dice, sul territorio; che di brutto non ci fa mancare niente … cie, carceri, repressione, fasci, tav, ogm (aiuto!!!).
Questa volta l’otto marzo, che per culo è anche di sabato, però non abbiamo fatto niente.
Siamo con il cuore in tutti i luoghi dove le donne hanno portato in piazza la loro lotta;
abbiamo osservato gli spettacolini delle istituzioni, delle associazioni che prima durante e dopo si riempiono la bocca di donne, diritti, democrazia, tanto da rimanere ingolfate nelle loro stessa sceneggiate di rappresentanza.
Bella l’intervista a Boldrini che si lascia sfuggire la parola “rappresentazione”, subito corretta con “rappresentanza”, cosa alla quale, secondo lei avrebbero diritto d’ufficio le donne in politica che adesso lo scontro è sulla nuova legge elettorale e le quote rosa da inserirvi perchè anche le donne hanno diritto di concorrere per andare a Roma a prendere la poltrona.
Null’altro essendo la politica istituzionale se non privilegio di casta e turlupinio ai nostri danni.
Non stiamo a commentare il governo Renzi e le sue ministre del quale ci chiediamo solo se questa sinistra abbia veramente toccato il fondo o possa fare anche peggio di così.
Abbiamo osservato un po’ anche quello che è successo a Udine con Calendidonna, annuale rassegna comunale dedicata alle donne dove la semplice presentazione di un testo sulle Femen ha messo in subbuglio la curia che si sente legittimata a sanzionare moralmente ciò che non approva… figuriamoci se qualcuno/a a livello istituzionale prendesse posizione contro i medici obiettori….
Non c’è niente da fare; la chiesa ha un peso che nessuna istituzione, come si dice, “laica”, ha voglia di scalzare ed anche perchè, tutto sommato, non si ha voglia perchè è ancora socialmente spiazzante, pensare alle donne come a soggetti autodeterminati/nti.
E qui ci piace tornare a Butler, al sesso e al genere, alle attribuzioni di ruolo, al soggetto genderizzato ed al soggetto che vuol essere, ed ha diritto di essere “normale rispetto a se stesso”, nel suo privato ma anche nel pubblico perchè il “genere è performativo”, non c’è differenza tra ciò che è e ciò che fa.
Una performatività collettivamente rinforzata intorno al sesso biologico p. es di femmina e riproduttrice, che in qualche modo dovrebbe essere de-naturalizzato per poter essere ripensato in termini di autodeterminazione.
E per noi ecofemministe, anarchiche e libertarie, che da sempre abbiamo analizzato le cose storiche, scientifiche, sociali ecc. in termini di dominio dell’uomo sull’uomo, sulla donna e sulla natura, quanto può essere interessante questo punto di vista? Tanto!
Perchè il nodo del nostro interfacciarci con la natura della quale pure noi siamo risultato, non è mai risolto, vive su un equilibrio-disequilibrio costante, pensiamo alle tecnologie di riproduzione, ma anche a tutte le biotecnologie, tra le quali gli ogm oggi, sono quelle che di più risucchiano il nostro pensare-agire perchè il Friuli è diventata la testa di ponte che sappiamo.
E allora occorre un pensare coerente, fuori dalla retorica della Madre Terra e della Donna Madre, occorre, per dirla con Butler rompere un “atto discorsivo” che fonda il suo potere nella “convenzione”; occorre un linguaggio.
Vorremmo cercarlo anche con Sergia Adamo, traduttrice, abituata a navigare fra lingue, parole e significati…
Così, se proprio proprio vogliamo dare un significato a questo nostro 8 marzo, diciamo di ricerca, che è anche, e perchè no? di rivolta, e perchè no? ri-generato.