Abbiamo ancora bisogno di una campagna per promuovere l’uso del preservativo?
Noi pensiamo di sí.
L’Italia continua ad essere un paese dove il contagio da HIV ha un’incidenza medio-alta (4000 nuove infezioni all’anno)
Ci vogliono gesti
Avevo giá lavorato nel 2005 sull’idea di portare nello spazio pubblico un gesto cosí intimo e privato, legato alla dinamica dell’amplesso con un piccolo video che presentai al World Aids Day (evento organizzato da Peter Cramer e Jack Waters al MACBA – Museo di Arte Contemporanea di Barcellona)
Da allora sono passati alcuni anni e per me che vivo una promiscuitá sessuale serena e cosciente, il gesto di infilare un preservativo si è caricato di una valenza positiva incontrovertibile: considerato il campione statistico sperimentato posso affermare che nel momento cruciale, l’assunzione di responsabilitá di un partner rispetto alla questione protezione è quasi sempre la premessa di un interscambio di qualitá.
Qualitá che vuol dire attenzione, coinvolgimento, impegno, rispetto… componenti essenziali di quella che io considero una bella scopata.
Eppure per molte persone, un gesto all’apparenza cosí semplice (anche solo preparare una pasta in bianco richiede piú tempo, impegno e abilitá – ed è una cosa che sappiamo bene o male fare tutti) continua a risultare scomodo e complicato.
Per questo, grazie all’interessamento e al contributo produttivo della Lila, abbiamo voluto riportare questo scherzoso esperimento socio-antropologico per le strade, proponendolo come campagna per la Giornata Mondiale per la Lotta contro l’AIDS.
Invece del terrore, componente abituale della comunicazione intorno all’HIV (Mettiti il preservativo!!! Sennó morirai!) abbiamo scelto l’ironia e l’invito in positivo (Mettersi il preservativo? Fa parte del gioco)
Abbiamo scelto di girare in una cittá del sud e una del nord Italia, constatando che purtroppo la reazione delle persone alle quali abbiamo proposto di prodursi in questa piccola performance rispecchia il pregiudizio (al sud è stato molto piú duro trovare delle persone che si prestassero spontaneamente al gioco).
In generale, le donne hanno risposto con piú ironia. Gli uomini si rifugiavano spesso dietro allo slogan un po’ ipocrita “Ho una partner fissa, quindi non lo uso”.
In un paese sessuofobico come l’Italia l’equivalenza condom – rapporto occasionale ammanta il preservativo di un’aura tra il peccaminoso e il moralmente riprovevole…
Sull’oggetto si trasferisce la paranoia puritana e quasi per rassicurarsi l’un l’altro la tendenza è ad abbandonarlo quasi in automatico, dopo le prime settimane, quando una relazione si stabilizza… come se fosse una prova d’amore.
(che non tiene conto del pericolo di aver contratto qualsiasi malattia sessualmente trasmissibile in relazioni precedenti e bypassa la necessitá di una pratica anticoncezionale condivisa – che non sia lo sport estremo del coito interrotto)
Il preservativo è utile e non c’è bisogno di usarlo in ogni momento dell’amplesso. Il sesso orale (quando non prevede un contatto diretto con lo sperma) non contagia – a meno che una delle persone coinvolte non abbia una carica infettiva molto forte (ovvero abbia contratto l’HIV da meno di un anno) mentre è noto – ma spesso ignorato – l’alto livello di rischio del sesso anale (soprattutto quando non viene accompagnato da una stimolazione e una lubrificazione amorevoli e accurate).
Proteggere se stessi e la/il proprio partner non è cosí difficile, in fondo.
Basta sottoporsi regolarmente ai test di verifica per l’HIV e le malattie sessualmente trasmissibili e imparare – qualunque sia il risultato delle vostre analisi – a proteggersi con la leggerezza e la consapevolezza che richiede lo scambio delle emozioni e dei fluidi previsto dall’amplesso.
Fare l’amore è bello.
Imparare a farlo rispettando se stessi e chi ci accompagna, è meglio
(e non è solo questione di igiene… ormai lo sanno anche i cetrioli)