Femminismi
#SexWorking: di teorie sulla pelle altrui e rivendicazioni delle sex workers
Categories: Femminismo a Sud

images7Da Abbatto i Muri:

Da quando le SexyShock  di Bologna (che hanno introdotto il libro “Temporaneamente Tua” oltre ad aver prodotto video/interviste che potete trovare QUI) mi hanno, oramai tanti anni fa, raccontato come stava la storia delle sex workers, dopo aver partecipato a molte iniziative con la presenza di sex workers che raccontavano di se’, dopo aver letto, tra gli altri, anche il libro “La legge del desiderio” di Bellassai in cui si racconta tutto il dibattito, stracolmo di moralismi e ideologizzazione della questione, sostenuto a supporto della legge Merlin, ho preso la buona abitudine di guardare al problema mettendomi in relazione e restando in ascolto delle richieste di questi soggetti marginalizzati e perfino esclusi dal dibattito politico che li riguarda.

Il sex working non è questione sulla quale si può dibattere in posa da crociata mistica imponendo una morale ideologica, come fosse una religione, rispondente al sentire di una donna, due donne, che neppure fanno quel lavoro, peggio, di un uomo che si fa interprete/tutore delle presunte istanze di una soggettività astratta rispondente ad un non meglio specificato Donnismo (le donne non sono tutte uguali e non può valere una unica morale per tutte).

Ho rispetto per tutti i punti di vista, certo, ma il primo punto di vista che considero è quello di chi si fa soggetto politico per rivendicare dei diritti, perché è fondamentale riconoscere il fatto che le sex workers sono soggetti e non oggetti. Diversamente tutto quel che faccio diventa sovradeterminante, risponde ad una logica paternalista laddove si impone tutela quando piuttosto sono richiesti strumenti di autogestione delle proprie scelte e dove si demonizzano o criminalizzano, invece, proprio le persone che sarebbero da tutelare (le vittime di tratta in Italia rinchiuse dentro i Cie e le tante prostitute, schiave dei clan, marginalizzate alle periferie delle città da ordinanze di sindaci di centro/destra e centro/sinistra, Lega e Pd che fanno a gara a chi ne produce di più, per i loro abiti succinti e per rispetto del decoro).

imagesPartiamo dal fatto che tante sex workers sono migranti, esattamente come le badanti, e che per liberare la loro scelta bisognerebbe innanzitutto cancellare il reato di clandestinità, chiudere i Cie, mettere totalmente in discussione la legge Bossi/Fini e riconoscere i titoli di studio di chi varca le nostre frontiere.

Detto ciò, sul sito del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, trovate documenti, petizioni, richieste e rivendicazioni precise. Di recente, grazie ad un progetto avviato in partneriato con altre associazioni europee, il Comitato ha attivato anche un Forum in cui si sintetizzano dei concetti chiave che è bene ricordare.

Sono loro che ci tengono a dire che la prostituzione è lavoro. E che – il sex workil Lavoro Sessuale è un insieme di servizi sessuali ed erotici offerti in cambio di denaro.

images2Questa è la definizione che loro hanno scelto in senso autodeterminato e potete girarci attorno quanto volete ma se non riconoscete la capacità autodeterminata di rinominare e ripensare quello che riguarda ogni categoria di soggetti direi che siete parecchio lontani/e dal rispettare ogni forma di autodeterminazione.

Sul forum ti spiegano anche quali sono i loro riferimenti legali:

LEGGE MERLIN

La Legge Merlin del 1958 chiuse i bordelli gestiti dallo Stato e liberò le donne dall’obbligo della registrazione e dei controlli medici. Tuttavia, nello spirito e negli intenti, la legge è di tipo abolizionista; essa impose numerose restrizioni ai sex workers e rese il lavoro sessuale soggetto a condizioni ai margini della legalità, indipendentemente che esso si svolga al chiuso o in strade.

E’ proibito lavorare in appartamenti o spazi chiusi di qualsiasi tipo, ma nella pratica gli appartamenti privati con un solo sex worker vengono “tollerati”.

La prostituzione è proibita in casa, hotel, discoteche, club e in qualsiasi altro spazio chiuso aperto al pubblico.

Affittare un appartamento, tollerare la presenza di prostitute nei bar, club, discoteche e altri luoghi pubblici, reclutare una persona per farla lavorare come prostituta, sono azioni punite dal Codice Penale italiano come reati di favoreggiamento.

REATI PREVISTI DAL CODICE PENALE  

Il Codice Penale punisce lo sfruttamento della prostituzione e la tratta di persone, anche minorile.

E’ proibito indurre, facilitare, sollecitare, incoraggiare o sfruttare chiunque eserciti il lavoro sessuale.

L’adescamento in strada è vietato e multato; inoltre, diversi sindaci hanno emesso ordinanze (conseguenza del Pacchetto Sicurezza 2008) che vietano di sostare per le strade cittadine con abbigliamenti non consoni, comportamenti scorretti e impropri e l’appostamento nei pressi di chiese, edifici pubblici o aree residenziali. Chi viene fermato con il sospetto di offrire o comprare servizi sessuali può essere multato fino a 500 euro in base a queste ordinanze. In alcune città le ordinanze sono state varate anche contro il lavoro in appartamento.

La Corte Costituzionale ha parzialmente bloccato il cosiddetto Pacchetto Sicurezza proposto dal Governo nel 2008, definendolo illegittimo poichè viola alcuni principi costituzionali nel garantire eccessivi poteri ai sindaci sul tema della pubblica sicurezza; tuttavia alcune ordinanze sono ancora in vigore in varie città.

Se vieni multato hai il diritto di richiedere la cancellazione della multa con l’aiuto di un avvocato entro il termine di 60 giorni.

Per legge, la polizia può visitare gli appartamenti e chiedere agli stranieri extracomunitari di presentare i permessi di soggiorno ed i contratti di affitto. Nel caso in cui non presenti il tuo permesso di soggiorno, le forze dell’ordine possono obbligarti ad andare con loro in Questura; potrai essere costretto a rimanere negli uffici per l’identificazione, la rilevazione delle impronte digitali e per il fotosegnalamento fino ad un massimo di 24 ore.

La normativa recente prevede inoltre che la permanenza o l’ingresso in Italia senza un permesso di soggiorno in regola sia un reato punibile con una multa da 5,000 a 10,000 euro.

Se vieni fermato o arrestato hai comunque diritto a chiedere un avvocato.

Gli stranieri senza documenti o senza un permesso di lavoro possono essere arrestati e trattenuti nei CIE fino ad un massimo di 18 mesi.

Sebbene la legge sulla prostituzione contenga aspetti repressivi, sono previste anche misure di protezione sociale per le vittime di tratta e per chi vuole sottrarsi allo sfruttamento.

SISTEMA SANITARIO 

Tutti i cittadini hanno accesso al servizio di sanità pubblica, attraverso la richiesta di una tessera sanitaria. Lo stesso vale per tutti gli immigrati in possesso di permesso di soggiorno in regola che abbiano un lavoro.

Tanti sex workers stranieri non hanno i documenti in regola e nemmeno un’assicurazione sanitaria; essi possono comunque chiedere una carta sanitaria speciale per immigrati irregolari (tessera STP), la quale garantisce trattamenti sanitari in ospedale e nei vari centri di medicina. Molti non ne fanno richiesta perchè hanno paura di essere denunciati come irregolari.

La normativa sull’immigrazione penalizza la presenza sul territorio degli stranieri senza documenti regolari. E’ impossibile per i sex workers ottenere un permesso di soggiorno al fine di svolgere questo lavoro, perchè di fatto non è mai stato regolamentato.

images3Data la condizione di proibizionismo che di fatto obbliga le prostitute in luoghi poco sicuri non c’è da sorprendersi se hanno creato una sorta di codice di autodifesa che viene condiviso come un sapere prezioso, così come viene condiviso ogni sapere che riguarda la propria salute a proposito di malattie sessualmente trasmissibili.

Quello che chiedono è scritto in tanti documenti ed è sintetizzato anche qui.

Dice Pia Covre in uno scambio, intervista, a proposito della pretestuosa manifestazione in difesa dell’ex premier:

Se in Italia la prostituzione fosse riconosciuta come un lavoro, le prostitute fossero rispettate, il lavoro sessuale fosse legalizzato in tutti i suoi aspetti, allora forse capirei un’iniziativa come quella di Piazza Farnese. Ma in un Paese in cui i clienti vengono multati se caricano una prostituta, vengono sicuramente arrestati e messi in carcere se caricano una minorenne, è chiaro che non si può difendere una persona che si macchia di questi reati.

Proprio il governo Berlusconi ha inasprito le pene per la prostituzione minorile.
Sì è così, su proposta della ministra Carfagna. E sono pene sacrosante per quanto riguarda i minori.

Voi cosa chiedete al Parlamento?
Ci battiamo da anni affinché i reati di favoreggiamento e adescamento vengano cancellatima non quello di sfruttamento. E chiediamo soprattutto il riconoscimento come veri lavoratrici e lavoratori: solo così si può eliminare lo stigma della discriminazione sociale .

SexWorkerBannerDi fatto in Italia, in questo momento, molte prostitute sono soggette a controlli della finanza per sospetta evasione fiscale. Ovvero: vogliono i loro soldi ma nessuno vuole riconoscere diritti. Se le sex workers (dove per sex working si intendono molte cose, includendo lavori che non necessariamente includono l’uso fisico del corpo, penso ai servizi di telefonia/chat erotica audio/video, per esempio) avessero qualche riconoscimento, potrebbero essere considerate lavoratrici con tutte le garanzie del caso. In Brasile una prostituta ha vinto un causa per essere risarcita perché quello che le era successo è stato inteso come infortunio sul lavoro. Se il suo non fosse stato riconosciuto come lavoro oggi non godrebbe di alcun diritto.

Tutelare minori e adulte che subiscono e denunciano condizioni di schiavitù è necessario, certo, ma usare la tutela come pretesa per non garantire diritti a chi non si ritiene schiav@, è funzionale ad altre logiche, le stesse che portano ciascun lavoratore o lavoratrice ad essere reso schiavo di logiche patriarcali e di mercato.

La clandestinità fa bene al capitale e non agli schiavi. E di fatto in Italia, così come in molti altri posti, siamo nella situazione in cui schiavi e schiave vengono puniti/e per “il loro bene. Non è forse questo il senso di ogni ordinanza che criminalizza le prostitute? I razzisti che in realtà perseguitano gli stranieri e le straniere non dicono che vorrebbero salvarli da clan di ogni tipo? L’ultima ordinanza fatta all’insegna del “salviamoli dai clan” è quella contro gli accattoni a Udine. Se è questa l’Italia che vogliamo…

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