… e cumò ze fasîno?
Insomma, che fare, quali risposte, quali azioni davanti ai mutamenti climatici in atto?
Se ne parlerà a S.Giorgio di Nogaro venerdì 5 luglio.
Ma quanta ragione aveva Françoise d’Eaubonne quando nel lontano 1974 lanciava un pressante allarme scrivendo che noi viviamo in un paradosso mortale: una popolazione crescente che deve vivere con risorse che vanno diminuendo…?
Cassandre, lei ed anche altri/e come lei; ma lei aveva trovato il bandolo giusto: le donne.
Le donne oggi vittime (7 su 10) più degli uomini del cambiamento climatico, quelle che il sistema patriarcale ha legato e negato assieme alla natura nella sua strategia di assoggettamento e controllo della fecondità.
Perchè ancora questa società profondamente misogina pensa di risolvere il sovrappolamento del pianeta, concausa del cambiamento climatico, con politiche demografiche autoritarie, incentivando la contraccezione (talvolta fino ad arrivare a sterilizzazioni di massa) o disincentivandola a seconda che la popolazione sia odiosa (mondo povero) o preziosa (mondo ricco)?
Perchè ancora oggi siamo a rivendicare autogestione contraccettiva ed autodeterminazione riproduttiva? Questo filo può essere solo in mano alle donne e non alle direttive politiche ed alle pianificazioni demografiche.
Perchè il bandolo giusto è un cambio di sensibilità: autoplastico vs. alloplastico; un adattamento “morbido” all’ambiente, una coesistenza simbiotica piuttosto che una esistenza di rapina, peraltro sempre pronta ad irregimentare anche il corpo delle donne.
Abbiamo visto, non funziona; non funziona e siamo qui ad enumerare i disastri.
Questo cambio di rotta noi lo chiamammo ecofemminismo, parola e concetto usati proprio da Françoise d’Eaubonne prima di noi; una bella sintonia verso la quale oggi molt* altre sensibilità convergono… perchè nel paradosso mortale nel quale stiamo vivendo ci sembra il filo resistente al quale aggrapparsi sull’orlo del precipizio.