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#OccupyGezi: Ecumenopolis, la città senza limiti [Il film che racconta Istanbul]
Categories: Femminismo a Sud

Da Abbatto i Muri:

Questo documentario [Ekümenopolis: Ucu Olmayan Şehir ovvero La Città senza Limiti] è un film/documentario [Sito] che risale all’anno scorso e che racconta dello sviluppo urbanistico di Istanbul. C’entra molto con quello che sta succedendo oggi in quella città. C’entra con quello che è successo a molte città europee, incluse alcune vaste aree italiane. E allo stato attuale mi vengono in mente le lotte NoTav, quelle NOPonte sullo stretto, e molte altre che sanno di rivolta a questi progetti di privatizzazione neoliberiste degli spazi e dei beni comuni in cui c’entrano capitali stranieri, smantellamenti di aree umane che diventano disumanizzate di conseguenza, con trasformazioni dei contesti sociali, una divisione per classi, culture, che oggi la Turchia nella rivolta attuale supera per unire tutto un popolo contro questo delirio. Insomma, vi suggerisco davvero di vederlo. E’ veramente ben fatto. Per guardarlo tenete conto che è in turco ma ci sono i sottotitoli in inglese.

Nella sinossi si dice:

“Ecumenopolis è una parola inventata nel 1967 dal greco urbanista Constantinos Doxiadis per rappresentare l’idea che in futuro le aree urbane e le megalopoli si fonderanno in una sola città continua in tutto il mondo in conseguenza alla crescente urbanizzazione attuale e al trend di aumento della popolazione. La trasformazione neoliberista che ha travolto l’economia mondiale nel corso del 1980, e con essa il processo di globalizzazione, ha portato con sé una profonda trasformazione nelle città di tutto il mondo. Per questo nuovo modello di finanza economica globale, il territorio urbano è diventato spazio e strumento per l’accumulazione di capitale, e questo ha avuto effetti profondi sulle principali città dei paesi in via di sviluppo.

A Istanbul, in cui già mancava una tradizione di pianificazione urbanistica, gli amministratori della città hanno ciecamente adottato l’approccio neoliberista che ha anteposto il profitto economico ai bisogni delle persone; tanti si sono spartiti pezzi del bottino, e il risultato è una megashantytown di 15 milioni di abitanti alle prese con une serie infinita di problemi sociali.

Specialmente negli ultimi 10 anni, come la Banca Mondiale aveva previsto nei suoi rapporti, Istanbul ha vissuto il passaggio da città industriale a città di servizi finanziari e si è trovata in competizione con altre città del mondo per gli investimenti. Rendere attraente per gli investitori Istanbul richiede non solo l’eliminazione dei controlli legali che riguardano il bene pubblico, ma anche una trasformazione sociale parallela degli abitanti della città.

Ciò significa che la classe operaia che ha effettivamente costruito e reso la città un nuovo centro industriale non deve avere più un posto nella nuova città se non come consumatori di una vasta area finanziaria in cui nessun servizio è gratuito. Come può realizzarsi questo destino per tante persone? Ed è qui che il senso dei progetti di “rinnovamento urbano” entrano in gioco.

Armati di nuovi poteri mai prima immaginati, TOKI (State Housing Administration), insieme con i comuni (le amministrazioni pubbliche) e gli investitori privati, stanno cercando di ridisegnare il paesaggio urbano in questa nuova visione.

Quella di una capitale internazionale in cui la terra è nelle loro mani, metri quadrati e coefficienti di costruzione nelle loro menti, ed è qui che demoliscono i quartieri, per costruire grattacieli, autostrade e centri commerciali. Ma in che modo questi nuovi spazi sono utili al loro progetto? L’enorme divario tra ricchi e poveri a Istanbul si riflette sempre di più nel paesaggio urbano, e allo stesso tempo viene istigato dalla segregazione negli spazi.

Mentre i ricchi si isolano in comunità chiuse, residenze e piazze, nuovi contesti di grande povertà destinati in strutture abitative alla periferia della città vengono progettati come depositi umani e continuano a confinare milioni di persone nella più pura disperazione e nella più totale mancanza di speranza.

Allora, chi è responsabile di questa eredità sociale che stiamo lasciando alle generazioni future? Mentre miliardi di dollari sono sprecati su nuove gallerie stradali, svincoli e viadotti, con un completo disprezzo del fatto scientifico che tutte le nuove strade alla fine creano solo ulteriore traffico, Istanbul nel 2010 deve fare i conti con una singola linea di otto stazioni della metro.

A causa di stanziamenti di bilancio insufficienti per i mezzi di trasporto pubblico, la gente ha l’obbligo di usare altri sistemi di trasporto alternativi alle ferrovie (metro) e milioni di persone arricchiscono l’industria dell’auto e sono intrappolate nel traffico.

Che cosa fanno gli amministratori di Istanbul? Altre strade. Ancora più strade.

Tutto cambia così in fretta in questa città di 15 milioni di abitanti che è impossibile anche prendere una pausa per pianificare. I piani regolatori sono obsoleti. E questo è un caso cronico di città realizzata in totale assenza di piano regolatore. Nel frattempo, la popolazione continua ad aumentare e la città si espande in maniera incontrollata spingendo verso Tekirdağ a est e Kocaeli in occidente.

In quanto al Piano regolatore della città: Nel 1980 è stato prodotto il primo piano per Istanbul a scala metropolitana. Lì si osserva che la topografia e la natura geografica della città prevedono una popolazione massima di 5 milioni. In quel momento Istanbul contava 3,5 milioni di persone. Ora siamo 15 milioni, e in 15 anni ci saranno 23 milioni di persone. Quasi 5 volte la dimensione sostenibile.

Oggi portiamo l’acqua a Istanbul da lontano e da luoghi come Bolu, prendiamo tutta l’acqua in Tracia, continuiamo a distruggere tutto l’ambiente naturale della regione. Le aree forestali del nord scompaiono a ritmi rapidissimi, e il progetto di un terzo ponte sul Bosforo minaccia le rimanenti foreste e i serbatoi d’acqua che danno vita ad Istanbul.

I ponti che collegano i due continenti sono un mezzo per creare ulteriori sacche di segregazione nella nostra società attraverso la speculazione urbanistica che scatenano. Il popolo di Istanbul si chiede a che scopo continuare a saccheggiare ogni risorsa. Cosa saremo noi di questo passo? Se le città sono un riflesso della società, che cosa possiamo dire di noi stessi, guardando Istanbul? Che tipo di città consegniamo alle generazioni future? I limiti di impatto ecologico sono stati superati. Limiti di impatto economico sono stati superati. Limiti di popolazione sono stati superati. La coesione sociale è perduta.

Ecco il quadro dell’urbanistica neoliberista: Ecumenopolis. Ecumenopolis mira ad un approccio olistico a Istanbul, mettendo in discussione non solo la trasformazione, ma le dinamiche che si nascondono dietro di esso. Dalla baraccopoli demolita per costruire enormi grattacieli, dalle profondità del Marmaray ai percorsi alternativi del terzo ponte, dagli investitori immobiliari che massacrano il territorio, il film ci porterà in un lungo viaggio in questa città senza limiti.

Parleremo con esperti, accademici, scrittori, investitori, abitanti delle città, e leader di comunità, e ci sarà uno sguardo alla città attraverso mappe e grafici animati. Forse è possibile riscoprire la città in cui vivi e speriamo che piuttosto che sedersi e guardare questa trasformazione questo film sia uno strumento e uno stimolo per metterla in discussione. Alla fine questo è ciò che la democrazia si aspetta da noi.”

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