Dall’Huffington Post arriva un aggiornamento su ipotesi circa quelle che potrebbero essere le misure e le soluzioni immaginate dalla Task Force contro la Violenza di Genere e tra queste siamo felici di leggere c’è quella che parla di una definizione di violenza di genere – così come da nostra proposta (qui l’intervista radiofonica che presenta il nostro appello) – che comprende le vittime di violenza di stampo omofobico e transfobico.
In dettaglio l’articolo dice:
“stavolta sembra che il Governo voglia finalmente affrontare in modo serio e trasversale la violenza di genere che colpisce una donna su tre nel nostro Paese, nonché moltissime persone gay e trans.”
Dopodiché considerando che una persona non può dirsi libera se poi soggiace a una serie di altre forme di oppressione e dipendenze (inclusa quella economica) che ledono la sua libertà di scelta e la sua capacità di proposizione d’uso degli strumenti messi in campo dalle Istituzioni, ci pare importante che la Task Force comprenda
“ministeri di Giustizia e Interno, ma anche Istruzione, Economia, Integrazione, Lavoro e Salute, perché è impensabile che una donna possa liberarsi da una situazione di violenza se non gode di autostima, istruzione, autonomia economica, accesso ai servizi di salute e libertà di denunciare i suoi carnefici (a prescindere dal proprio status migratorio).“
Circa le soluzioni già si parla di una legge sulla “Violenza di Genere”
“che includa un’aggravante per i crimini di odio legati all’identità o al ruolo di genere (includendo omofobia e transfobia, ma non solo).“
E dunque possiamo dire che almeno questa cosa nel discorso pubblico sia stata recepita grazie alla nostra petizione.
Tra le varie cose, si elencano forme preventive che ragionino di cultura, informazione e inclusione sociale.
Si parla di un emendamento al pacchetto sicurezza che garantisca alle comunità di migranti una maggiore inclusione e alle donne migranti vittime di violenza una forma di immunità nel caso in cui siano clandestine, magari vittima di tratta, terrorizzate all’idea di denunciare chi fa loro violenza.
Ci piacerebbe, ecco, e lo diciamo con il massimo del rispetto possibile, che la formula preferenziale non fosse legittimante per un quadro legislativo che comunque resta identico in relazione alla maniera in cui vengono trattati gli stranieri qui in Italia. Le leggi che parlano di immigrazione dovrebbero essere riviste tutte perché non è possibile che una persona di un’altra nazione sia considerata clandestina/criminale in virtù della sua provenienza. Avendo anche attenzione a limitare, per usare un eufemismo, le ordinanze pro-decoro contro le prostitute, per questo confinate in periferia e dunque maggiormente soggette a violenze.
Si parla di lavoro e quindi indubbiamente si spera che metteranno mano al welfare e alle varie riforme perché deve essere chiaro che un reddito minimo è la condizione essenziale affinché qualunque individuo, di qualunque genere, possa essere liber@ di lasciare la situazione di violenza nella quale è incastrat@ a causa della propria precarietà.
Si parla di corsi di educazione di genere, sarebbe fondamentale un discorso anti-omofobico/transfobico, antisessista nel suo insieme. Non leggiamo di un Osservatorio, che invece è una idea che abbiamo ampiamente auspicato e che sarebbe opportuno realizzare prima che qualunque proposta venga messa in campo.
Tra alcune cose che ci lasciano perplesse, ci piace poco l’idea di “un organo di controllo” sui media a difesa della dignità femminile perché ricorda molto tempi che furono in cui la comunicazione veniva monitorata per imporre ideologie brutte da ricordate. Controcultura e azione di sensibilizzazione sarebbe meglio di qualunque forma di controllo, moralizzazione e censura preventiva.
Dopodiché continua ad elencare proposte che è chiaro sono quelle della Convenzione NoMore.
C’è tempo e modo per ragionare delle criticità di alcune specifiche questioni. Per ora registriamo appunto come positivo il fatto che siano comprese in questo ragionamento le vittime di violenza di stampo omofobico/transfobico e le migranti.
Riproponiamo alla nostra riflessione pubblica, tuttavia, la nostra analisi e la nostra riflessione includendo l’invito a prestare attenzione a quello che sta succedendo attorno alla legge 194, la cui applicazione è oramai una chimera dato l’altissimo numero di obiettori di coscienza che in tutta l’Italia, mentre ci dicono che le donne non dovrebbero subire violenza, vengono tuttavia private della loro autonomia sessuale e libertà di scelta.