Da Abbatto i Muri:
Su Fabri Fibra giù dal palco del Primo Maggio, com’era prevedibile, si sono scatenate le tifoserie. Chi è pro, chi è contro. Di discutere non di lui e delle sue canzoni, che non mi piace affatto e che neppure conoscevo (e come me in tanti, penso), ma di pratiche e metodi per rivendicare un diritto, opporre una critica, senza ottenere una bolla papale preventiva, non se ne parla.
Una buona e lunga discussione, per quel che mi riguarda, l’avevamo già fatta QUI, tra i commenti di un mio precedente post che proverò a sintetizzarvi. Intanto però tengo a indicarvi il fatto che solo per aver postato sulla pagina facebook un articolo critico, chiedendo “che ne pensate” s’è precipitato il mondo con la necessità di esprimersi su questo fatto più che come ci si esprime sulla scelta del Presidente della Repubblica.
E’ perché sono curiosa di capire come volge la comunicazione sul web e in effetti funziona così. L’articolo è definitivo. Femministe cattivissime e Fabri Fibra santo. Ok. Parla di donne pericolose, di censura preventiva, lascia intendere che un messaggio sessista non c’entra nulla con la cultura e l’educazione di chi ascolta e legge e vabbè. Lei la pensa così.
Dall’altro lato alcune femministe fanno quadrato e reagiscono compatte (virtualmente). Mica si pongono il problema che tra le cose scritte ci possa essere un fondo di verità o si chiedono come mai si possa arrivare ad una simile conclusione. No. Primo passaggio è delegittimare la fonte, screditarla, perciò tutto quello che dice è sbagliato. La tizia ha fatto, detto, boh, non rispetterebbe l’ortodossia che parla di femminicidio. Arrrghhh! Eccoci. Bene così. Ma poi? Andando sul testo? Nel merito?
E dato che so che questo sistema è usato da inquisitori e diffamatrici di professione per “sconsigliare” preventivamente e censurare anche la lettura di questo blog, sulla base di processi alla persona e alle intenzioni, avendo urgenza di scrollarmi via di dosso talebanismi vari, e per non farmi usare per creare la lista dei buoni e cattivi che possono stare sulla faccia della terra, chiedo: ma giusto io che sono sopravvissuta ad un “femminicidio“, ho licenza di esprimermi contro questa cosa? Cosa devo averci nel curriculum come “status” (ed è tremendo che io debba davvero usare uno status del genere e tanto basta a fare comprendere il clima) per poter godere di licenza d’opinione non screditabile con il metodo Boffo?
Dunque contesto l’atteggiamento da tifoseria linciante, perchè anche su Fabri Fibra, come su tanti altri argomenti affrontati sul web, alla fine si radunano umori che mi sembrano identici a quelli di tante/i ultrà. Da un lato i sostenitori duri e puri e dall’altro a screditare ogni opinione contro. A me non piace lui ma non piace neppure il modo in cui si è mezzo al bando. Andare a fare un controcanto rap di donne, potenti, forti, fiere, incazzate su quel palco squattandolo e cantandogliela invece che legittimare i sindacati che ora paiono quelli che davvero ci salvano dal bruto non sarebbe stato meglio?
Personalmente sono d’accordo sul fatto che il primo maggio sia quello che hanno descritto Elio e le Storie Tese. Un evento finto politicizzato dove ti chiamano se ogni tanto tiri su il pugno e dici “abbasso il capitalismo“. Non rappresenta più lavoratori, dato che sono sindacati che hanno contrattato e concertato su contratti pessimi e ora si rifanno la reputazione anche sulla pelle delle donne grazie al fatto che ci “salvano” da questo terribile artista. E noi facciamo sempre la figura delle vittime che vengono salvate dai grandi segretari e dalle grandi istituzioni. E questa sarebbe una azione femminista? No, ditemi se lo è.
C’è poi chi discute circa il fatto che si tratti di censura o scelta editoriale. Personalmente penso sia una scelta commerciale perché quel palco è luogo di vendita e non di pubblicazione. Quello che mi chiedo io è: se un libro secondo noi ha poco a che fare con la nostra sensibilità, parla un linguaggio osceno, racconta di una storia di stupro, con le parole crude che potrebbe usare lo stupratore, chiediamo alla libreria di rimuoverlo dai suoi scaffali? Chiediamo alla Ricordi di non vendere più i pezzi di Fabri Fibra? Faremo mail bombing per chiedere al suo discografico di non pubblicarlo? Perché si interviene sul commercio e tu sei una cliente, pagante, e la cliente ha sempre ragione. Se riesci a costituire un gruppo di pressione ampio che stabilisce che i testi delle canzoni di un altro autore non bisogna farli cantare in quanto che non sono rappresentativi della politica del partito, cosa fai? Lo licenzi? Chiudi il teatro? Ci vuole molto poco a fare passare per dissidente uno che viene buttato giù dal Palco dei sindacati. Immaginate le canzoni di Fabri Fibra di contrabbando e il proliferare di un mercato nero che risponde al proibizionismo?
L’ultima volta che ho sentito parlare di libri da togliere da uno scaffale erano i libri di Lipperini, Wu Ming, Dazieri e altri e la proposta era della Lega perché gli scrittori avevano firmato un documento a supporto di Battisti. Mettere al bando è una cosa che in se’ evoca scenari critici. Non è una cosa che va messa in secondo piano. Dopo le azioni una riflessione ci sta tutta. Perché se non hai la forza di andare con un gruppo di donne e uomini che vanno a lanciare verdure all’artista che non ti piace, chiedere che sia buttato giù dal palco preventivamente, va contro ogni etica e pratica libertaria. Un tempo giù dal palco andavano autori letterari che parlavano contro le monarchie e i tiranni. Voglio dire: creare una morale per cui se dici “donna” e parli male io ti metto al bando e ti metto addosso un bollino nero, io voglio sapere quale sarà la prossima mossa. Cos’altro avremo bisogno di toglierci di torno immaginando di prevenire. Cioè: così davvero si previene?
E non sto dicendo che non sia legittima la critica antisessista, per quanto fare martire delle femministe Fabri Fibra gli renda più successo di quanto forse non ne abbia avuto mai, non sto dicendo che non sia utile rivendicare spettacoli gay and women friendly se sei un amante di quel genere musicale.
Il rap è veramente allucinante in certi passaggi e se gli passa il vizio di tirare fuori cliché “di strada” omofobi e sessisti non è un male, anzi. Sei un acquirente, un consumatore, tu paghi, e se sei consumatore consapevole detti legge su quello che vuoi comprare. Sennò boicotti e bella lì. E’ una cosa legittima. Ma chiariamoci su cosa si sta facendo. Chiariamoci sulle ripercussioni. Su come viene intesa questa pratica. Spieghiamola. Che si dica che non legittima nessun tipo di censura. Perché a me pare ci sia una discreta confusione su questo. Chi lancia Fabri Fibra fuori dal palco domani lancerebbe fuori pure me, femminista, se dico cose che non gli stanno bene e che i sindacati optino per la rinuncia a me sa tanto di opportunismo politico, è roba da perdita del consenso perché “Donna” è brand e questa cosa viene usata a fini elettorali. E’ marketing o è genuino interesse a favorire l’antisessismo? E’ stalinismo di bottega che ha stimoli da censura? Perché a me non pare attivismo in stile riot.
Dopodiché, appunto, alle lettere mandate ai dirigenti di sindacato perché provvedano a tutelare il bene delle donne offese, legittimandoli di fatto, il che politicamente non so se gli è utile o se si sono dati un calcio da soli, io preferisco un riot che racconti come io non sono vittima e non ho bisogno di essere tutelata. Se non mi piace cosa scrive un quotidiano faccio #occupymedia e glielo vado a dire. Se non mi piace quello che fa il concertone del primo maggio faccio #occupypalco (che sarebbe anche ora che smettessero di stare incordonati) e faccio la satira di un rapper che per shokkare il mondo dice “sborra” pure se non ha mai visto la “strada” in vita sua e ha passato infanzia e adolescenza tra quartieri bene e scuole di prima scelta (non parlo di Fibra ché non lo so).
Ora come ora temo soltanto che su quel palco salga qualcun@ dei centri antiviolenza a leggere un comunicato in cui si dice che le donne muoiono e bla bla, mentre dal pubblico risuona un “che palle” e poi arriva un cantante che per ristabilire la buona immagine del concertone canta qualcosa che racconta di quanto siamo vittime di mille crudeltà. Temo che da quella piazza mi arrivi uno sguardo pietoso e che io, donna, sia descritta come vittima. Mi piacerebbe una volta tanto che chi si occupa della comunicazione anche della rete antiviolenza capisse che su quel palco avrebbe fatto tanto effetto un gruppo di donne allegre, satiriche, incazzate, che potevano cantare, esibirsi e così risultare più degne di attenzione di un fabri fibra qualunque. Perchè non invitarlo a rappeggiare contro una artista (tipo Mama Marjas?) che gli fa artisticamente il culo sul palco invece che fare ‘sta cosa che sembriamo animali in estinzione da tutelare… ? Perché non operare mille subvertising? Mille rivoluzioni comunicative? Perché non raccontare a Fibra le sciocchezze che scrive come Nanni Moretti andò a leggere al critico cinematografico le orride recensioni sui film splatter?
Tra quei sindacati che ci “salvano” da Fabri Fibra, poi, c’è , appunto, e non dobbiamo dimenticarlo, chi ha firmato e concertato accordi per massacrare il contratto dei lavoratori. Che poi si esiga che quello spazio sia politico e rappresentativo della gente che stramazza per disoccupazione e povertà, oggi, e che siano pure legittimati perché li fai passare come gente buona che tutela le donne, questa cosa mi fa abbastanza arrabbiare. A voi no?
E se il livello della discussione è che bisogna stare vigili e in ronda antisessista perché “certi testi andrebbero proibiti perché fanno male ai quattordicenni” con questa premessa, come dice M. in un commento, “si giunge inevitabilmente a derive autoritarie“. Poi racconta che “con un meccanismo estremamente simile a quello visto in questa vicenda, qualche anno fa una associazione cercò di far chiudere l’enciclopedia satirica online “Nonciclopedia” in nome del bene supremo degli adolescenti, sulla base della pagina riguardante gli Emo, che “istiga al suicidio”. Sempre nel nome del bene supremo dei bambini qualche anno fa un altro tizio tentò di obbligare i motori di ricerca, tramite una petizione all’Europarlamento, a mantenere un log quinquennale dei termini ricercati. (…) E d’altronde non credo neppure che la soluzione sia cercare di costruire un “pensiero unico” alternativo. L’adolescente deve essere messo in grado di fare criticamente le proprie scelte, non lo si può costringere ad inghiottire scelte predigerite, ed è questo il metodo che mi sono dovuto sorbire io a scuola.”
Ma voi ve la ricordate la vicenda del libro di Luther Blisset “Lasciate che i bimbi“? Magari leggetela.
Dopodiché ricuccatevi la canzone di Sting di cui vi accompagno il testo. Poi ditemi se la inseriamo nel mercato delle canzoni proibite da questa nuova inquisizione a tutela dei diritti delle donne oppure possiamo salvarla dal falò…
Testo di Every Breath You Take: Ogni respiro che fai/Ogni movimento che fai/Ogni legame che rompi
Ogni passo che fai/Io ti guardo/Ogni giorno/Ogni parola che dici/Ogni gioco che giochi/Ogni notte che passi con me/Io ti guardo/Non lo capisci?/Tu appartieni a me/Quanto duole il mio povero cuore/ad ogni passo che fai/Ogni movimento che fai/Ogni promessa che non mantieni/Ogni sorriso falso/Ogni protesta che fai/Io ti guardo/Dal momento che te ne sei andata/mi sono sentito perso, ho smarrito la strada/Io sogno la notte/Posso solo vedere il tuo viso/Mi guardo intorno e capisco che non riesco a rimpiazzarti/Mi sento infreddolito e desidero il tuo abbraccio/Continuo a piangere, per favore/Non lo capisci?/Tu appartieni a me/Quanto duole il mio povero cuore/ad ogni passo che fai/Ogni movimento che fai/Ogni promessa che non mantieni/Ogni sorriso falso/Ogni protesta che fai/Io ti guardo/Ogni movimento che fai/Ogni passo che fai
Io ti guardo/Io ti guarderò..”