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Sul “non” ergastolo agli assassini di Vittorio Arrigoni
Categories: Femminismo a Sud

E’ di poche ore fa la notizia della riduzione di pena, in appello, a 15 anni per Tamer Hasasna e Mahmud Salfiti, che lo scorso settembre furono condannati all’ergastolo per il sequestro e l’assassinio  di Vittorio Arrigoni il 15 aprile 2011. Come baruda anch’io non condivido i toni giustizialisti con cui questa notizia viene diffusa, perchè nell’ergastolo e nel carcere in generale non c’è giustizia alcuna. Cosa vi cambia vedere marcire un uomo tra quattro mura? Cosa mai ha insegnato il metodo punitivo su cui si basa il sistema giudiziario di cui spesso, con troppa leggerezza, molt@ invocano una presenza più massiccia? Vittorio chiedeva a tutt@ noi di “restare umani” e questo vuol dire anche disprezzare tutti quei sistemi autoritari che non fanno altro che allontanarci da questo obiettivo. Non so se concorderete con quanto scritto, ma con grande piacere condivido il post di baruda. Buona lettura!

Sul “non” ergastolo agli assassini di Vittorio Arrigoni

La notizia circola da un’ora in rete, attraverso il sito Nena News (qui l’articolo).
Una notizia che a me non fa male per niente, perché una riduzione pena, un annullamento di un ergastolo non può crearmi amarezza…
non avrei questo logo a marcare il blog e non lo avrei tatuato nel cuore.
Quando parlo di abolizionismo del carcere,

ma sopratutto quando parlo di abolizionismo dell’ergastolo,

quello che sulle carte del DAP è catalogato con il fine pena datato99/99/9999,
quello che in francia è detto la ghigliottina secca,
non faccio distinzioni, non posso farle.
Non chiedo l’abolizione dell’ergastolo ad intermittenza, lasciando crepare in cella gli assassini dei miei compagni.

Avreste gioito se gli assassini di Vik fossero stati impiccati in pubblica piazza,
con metodologie iraniche? Io sarei stata sommersa dal mio stesso vomito.
E allora non vedo perché dobbiamo commentare con parole come “scandalo” o “buttate le chiavi cazzo” il fatto che questi ergastoli siano stati commutati in 15 anni di pena.
Certo fa pensare, certo brucia l’idea di non saper perché, di non aver chiaro motivazioni e metodologie usate per uccidere un compagno caro,  che mandava avanti una battaglia in un modo straordinario, con una forza e un sorriso che ci hanno insegnato tanto.

Il suo slogan era “restiamo umani”…

bhè provateci allora quando parlate di ergastolo, a capire cosa intendeva per “restare umani”.
Non credo che chi sostenga il “FINE PENA MAI” abbia tutto ‘sto diritto di ritenersi essere umano, lo reputo più simile a chi c’ha strangolato Vik,
lontano anni luce dal messaggio che ha urlato fino al secondo della sua morte.

Non esiste più grande aberrazione del carcere a vita.
Nessuno mi farà mai cambiare idea a riguardo.

– A Vik, tornato a casa dalla sua amata Palestina
– Hanno giustiziato Ippocrate
– I gattini di Gaza
– Che nessuno pianga, una dedica a Vittorio

lo so che mi odierete….pazienza.

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