Una traduzione che ci regala Valeria (grazie!). Dimostra come un governo, sull’onda dell’emozione e della richiesta confusa di giustizia(lismo) traduca tutto ciò in leggi forcaiole e non intenda assolutamente cambiare alcunché in termini di cultura e prevenzione che sono indispensabili per far cambiare qualcosa. Ricordandovi che è nato un nuovo fantastico progetto nel nostro Collettivo – Fas in Translation – e che potete scrivere a traduzioni[at]autistici.org se avete testi da proporre o volete collaborare, vi auguro una buona lettura!
>>>^^^<<<
Il nuovo regime di sicurezza sessuale
Nella sua frenesia di dimostrare che “sta facendo qualcosa” contro lo stupro, in risposta alle imponenti manifestazioni di protesta seguite al brutale stupro e omicidio di una studentessa 23enne a Old Delhi lo scorso dicembre, il governo indiano ha emesso un decreto che è al tempo stesso malfatto ed allarmante per scopi e intenzioni.
Per dimostrare che si sta agendo il governo è andato largamente contro le linee guida e le intenzioni del Comitato “Justice J.S. Verma” (comitato guidato dall’ex Ministro della Giustizia Verma formatosi in seguito al brutale stupro di Delhi per analizzare e suggerire linee guida per una nuova legislazione in materia, NdT), perdendo di vista il significato delle proteste.
Il cuore del problema era come assicurare sicurezza e rispetto per le donne in un sistema di diritto, più specificamente diritto a autonomia sessuale e integrità fisica. Purtroppo il governo ha largamente disatteso l’obiettivo del riconoscimento dei diritti per concentrarsi più sul tema della sicurezza delle donne attraverso un rafforzamento della legislazione criminale e su nuove regole che vanno a regolare ulteriormente la condotta sessuale piuttosto che la libertà femminile. In questo modo lo Stato ha ancora più potere di sorveglianza e disciplina della condotta sessuale di tutti i cittadini senza aver fatto nessun passo in avanti verso l’uguaglianza dei diritti.
Il Comitato Verma e i gruppi femministi erano stati chiari: i crimini sessuali non devono in nessun modo portare a sentenze di pena di morte. Questo rischio può solo incoraggiare chi perpetra la violenza ad uccidere le proprie vittime, senza considerare la tendenza generale a diminuire i casi per i quali viene prevista la pena capitale. Il Comitato aveva altresì fatto notare come non ci siano prove certe che la pena di morte sia un deterrente efficace per la prevenzione del crimine. Ai giudici non piace emettere sentenze capitali anche per i crimini più odiosi per cui ci aspettiamo nei prossimi mesi che le già poche sentenze di prigionia per casi di stupro caleranno invece che salire. Nella maggioranza dei casi i processi si concludono con il proscioglimento degli imputati, mandando il messaggio che quello che è successo alle vittime non era altro che sesso volontario andando così a rinforzare l’idea malsana che lo stupro non sia altro che una fantasia femminile.
Stupro nel matrimonio
La omissione più grave ed in malafede perpetrata dal Governo con questa nuova legislazione è stata di non aver considerato lo stupro all’interno del matrimonio come stupro, come invece era stato suggerito dal Comitato. Con la legge attuale lo stupro all’interno del matrimonio è un crimine durante il periodo della separazione (prima del divorzio). Aver aggravato le pene per questo caso è solo un segnale di come il Governo non intenda fare nulla per lo stupro nel matrimonio. Se al marito è permesso violentare la moglie durante il matrimonio molto difficilmente ci sarà la speranza di un cambiamento nel trattamento della donna al di fuori della sua casa. L’esenzione dello stupro nel matrimonio è una peculiarità che l’India condivide con pochi altri pesi al mondo, quali Arabia Saudita, Yemen, Tajikistan, Repubblica Democratica del Congo. Fra queste, l’India è l’unica cosiddetta democrazia. Le donne, tutte, hanno il diritto all’eguaglianza e all’integrità fisica. Questo diritto non è negoziabile. Se il Governo insisterà a mantenere questa distinzione dovrà poi spiegare perchè si ostina a difendere l’impunità di uomini che violentano le proprie mogli.
Richiami volgari, attenzioni morbose, tastamenti sono diventati la normalità in India tanto da essere descritti con l’espressione “everyday sexism” (sessismo quotidiano). La nuova legislazione andrà sì a colpire più duramente queste forme di violenza ma senza fare niente per sconfiggerla nel profondo. E’ molto improbabile che una donna si prenda la briga di procedere contro una di queste forme di “everyday sexism” per assicurare alla giustizia un violento. Quello di cui abbiamo bisogno è una nuova politica sulle violenze sessuali facendo attenzione che i diritti sessuali non vengano compromessi nel procedere: ciò può avvenire solo non stigmatizzando il sesso di per sè ed il consenso sessuale nelle relazioni piuttosto che rinforzando lo stigma attraverso un nuovo regime di sicurezza sessuale.
Neutralità di genere
Il Comitato Verma aveva raccomandato parità di trattamento per vittime e colpevoli di crimini sessuali, fossero essi donne, uomini, etero, gay, transessuali o transgender. Criminalizzare il sesso non consensuale può funzionare solo se a tutti è consentito di avere sesso consensuale. Se questo non succederà, le minoranze sessuali che al momento non godono degli stessi diritti degli eterosessuali continueranno ad essere visti come elementi contaminanti e deviati e ad essere stigmatizzati e criminalizzati.
Il Governo ha dimostrato una strordinaria velocità ad emettere il decreto, ci aspettiamo che arrivi presto un’estensione delle definizione di stupro per chiarire tutti gli aspetti che al momento rimangono confusi. Se questo non succede la normativa non servirà, come invece sarebbe necessario, a cambiare il comportamento verso le donne. Nel proteggere gruppi specifici come i mariti o i khap panchayats (una sorta di capo villaggio che fa parte del sistema amministrativo tradizione indiano NdT) il Governo ha perso un’occasione d’oro per migliorare la sua credibilità a scala mondiale sul tema dei diritti delle donne andando ad incidere sul modo in cui le donne vengono considerate nella nostra società.
Lo slogan era chiaro: le donne non sono madri, figlie e mogli, sono cittadine che chiedono diritti uguali. Un momento rivoluzionario non può essere sgonfiato da questa classe politica e risolto solo con leggi draconiane senza che nulla venga fatto per i diritti delle donne. In effetti questa legge è del tutto all’antitesi.
[Ratna Kapur è Global Professor of Law presso la Jindal Global Law School
http://www.thehindu.com/opinion/op-ed/the-new-sexual-security-regime/article4379317.ece]
NdT articolo tratto da The Hindu e ripreso dal sito femminista indiano http://raisingourvoices.posterous.com/the-new-sexual-security-regime