Non è la prima volta che mi occupo di questo tristissimo fenomeno: passano come informazioni giornalistiche i risultati di una ricerca ‘scientifica’, che darebbe sostegno a luoghi comuni e stereotipi sessisti, con grande goduria dei maschioni lettori. L’importante è sempre distrarre, far pensare ad altro, e cosa è meglio di qualche stronzata sul sesso per ottenere ciò? Se poi ci riusciamo dando qualche valido sostegno scientifico alla nostra voglia di scopare quando e dove ci pare, meglio, no? Personalmente, come uomo, sono stanco e offeso dal fatto che i peggiori stereotipi del mio genere continuino a essere alimentati da un giornalismo ignorante e sessista, quasi quotidianamente..
A questo link potete scaricare la ricerca di sociologia cui questi articoli, usciti nell’arco di 48 ore, fanno riferimento. Poi ne riparleremo.
#1 – La Stampa
Gli uomini “casalinghi” non fanno sesso [Ecco, cominciamo subito con una bella etichetta denigratoria: il “casalingo”, versione appena più edulcorata del tipico insulto sessista “zerbino”]
Spendere troppo tempo in impieghi “tradizionalmente femminili” non è macho [meno male che il sottotitolo rimette le cose a posto, insultando entrambi i generi più noti, per par condicio. Gli impieghi tradizionalmente femminili sono tra virgolette, che tipograficamente corrispondono alla mano davanti alla bocca così diffuso sui campi di calcio: lo schermo socialmente accettabile dietro al quale dire le nefandezze peggiori. E poi, come non essere felici dell’aggettivo macho speso a far capire, se il titolo non fosse bastato, che si parla di cazzo duro?]
I lavori di casa non aiutano il sesso [ammetto anche io che darsi al sesso con il “Pronto” in mano può dare adito a spiacevoli equivoci – ma anche a divertimenti inaspettati, perché no?]. E gli uomini che spendono più tempo in impieghi “tradizionalmente femminili” [aridàje] – come cucinare, pulire o fare shopping – lo fanno di meno [di nuovo: sono d’accordo che cucinare, pulire o fare shopping è tutto tempo sottratto al sesso, però vuoi mettere che spasso fare roba mentre farcisci le zucchine, mentre lucidi l’argenteria,o alla Coop tra lo scaffale dei pelati e quello dei ceci?]. I risultati di un nuovo studio dell’American Sociological Review, pubblicati oggi negli Stati uniti, non lasciano spazio a dubbi [mi raccomando eh, niente dubbi]: chi dedica il proprio tempo a occupazioni tipicamente maschili ha una vita sessuale molto più attiva [uno che ci dava parecchio, sicuramente, è stato Jacques II de Chabannes de La Palice, a giudicare da quanti cacaovvietà girano per il mondo. Se, come pre-giudica il giornalista qui, tra le occupazioni tipicamente maschili c’è eiaculare, non c’è dubbio che il tempo speso in qualunque altra attività sarà sottratto al sesso. Ma addentriamoci nella scienza, suvvia].
“Le coppie in cui gli uomini partecipano di più ai lavori di casa, tradizionalmente femminili [e tre], fanno sesso meno di frequente [vedrai che prima o poi qualche uso ardito di quel piumino verrà in mente anche a lui, fidati]. Viceversa, le coppie in cui gli uomini partecipano di più ad attività tradizionalmente maschili [ruttare e scoreggiare? Picchiare con pesanti mazze su pesanti incudini misteriosi pesanti pezzi di ferro? Parlare ossessivamente di calcio a vanvera? Criticare le donne al volante? No, perché a giudicare da quelle tradizionalmente femminili, quelle tradizionalmente maschili dovrebbero essere queste] hanno una vita sessuale più sostenuta”, ha spiegato l’autore dello studio, Sabino Kornrich [gli autori dello studio sono tre, tra cui due donne, ma l’articolista guarda caso si dimentica proprio di loro].
In particolare, i risultati mostrano che gli uomini più impegnati nei lavori di casa fanno sesso in media 5 volte al mese [più di una volta a settimana è considerato quindi roba da sfigati. Peccato che, a giudicare da altre ricerche, noi italiani andiamo alla grande proprio con quella media: allora? Si profila uno scontro tra ricerche scientifiche degno delle finezze riservate alle particelle subatomiche] (5,5 le donne [che quindi hanno partner sessuali anche di altri generi, visto che la cifra è superiore: beate loro, hanno capito tutto]), gli altri venti volte di più all’anno [attenzione: gli altri venti volte di più all’anno significa venti rapporti sessuali in più all’anno – aumento interessante ma ancora tutto sommato raggiungibile senza morire disidratati e senza rinunciare a pavimenti splendenti – oppure venti volte la media di cinque al mese, cioè cento scopate al mese = più di tre al giorno e addio coronarie? Che importa, quello che conta è dare l’idea, con l’espressione venti volte, che se non spolveri sarai il più mandrillo del quartiere]. Ma questa, è la conclusione dello studio, non deve essere una scusa per collaborare di meno: “Rifiutarsi di partecipare al lavoro domestico potrebbe causare dissidi e l’insoddisfazione delle mogli” [anche perché le mogli, tradizionalmente femminili, preferiscono senz’altro soprammobili senza polvere a orgasmi multipli su un tavolo tutto pieno di aloni, giusto?].
#2 – Il Sole 24 Ore
Sesso: migliora quando lui non lava i piatti [più shitly correct, “Il Sole” preferisce titolare senza fare categorie ,a dicendo chiaramente che il sesso migliora se lui non lava i piatti. Secondo me migliorerebbe, per esempio, se lui lavasse i piatti nudo e non solo con le mani, così, per esempio]
Un’intesa sessuale migliore se la coppia rispetta i ruoli tradizionali. La moglie cura la casa, il marito il garage [quindi miei cari maschioni che abitate in appartamento e parcheggiate per strada, non si scopa più di quello che fate già, è scientifico, riponete le speranze]. Arriva dagli Stati Uniti una ricerca destinata a sollevare un acceso dibattito [se ci scrivi sopra ‘sta merda, certo che sollevi il dibattito]. A scatenarla [cosa? La ricerca?L’intesa sessuale? Ma un correttore di bozze no?] un’indagine tra 4.500 coppie sposate condotta dall’Università di Washington che ha scoperto che nelle unioni in cui si rispettano le tradizionali differenze di genere, lavori femminili contro lavori maschili, la qualità del sesso risultava anche migliore [notate che in questa frase di 40 parole sarebbe corretto definirne almeno qualcuna: indagine è una ricerca o un sondaggio? Unioni, ma non erano matrimoni e basta? Lavori femminili, lavori maschili, e quelli che possono tradizionalmente essere svolti da entrambi quei generi come li hai classificati? Qualità del sesso, come la misuri? Frequenza, intensità di orgasmi, contemporaneità dell’estasi, numero di denunce da parte dei vicini? Migliore, rispetto a cosa?]. O, meglio, più apprezzata dalle coppie intervistate [ah, ecco, quindi si tratta di gusti. Però, complimenti alla scientificità]. Quando il marito entra in cucina o spolvera, spiega lo studio pubblicato sull’American Sociological Review, l’intesa sessuale risulta meno soddisfacente [a me le peggiori perversioni vengono in mente in cucina, ma che volete farci, noi antisessisti siamo fatti tutto il contrario dei maschioni, si sa – notate che basterebbe entrare in cucina per far crollare l’intesa sessuale, è proprio una questione ambientale, manco di ruoli. E adesso chi glielo dice all’IKEA, alla Scavolini, alla Franke?].
La spiegazione, che farà storcere il naso a molti [pensavo m’avrebbe fatto afflosciare il batacchio, meno male che invece colpisce il naso!], è che se lei e lui si dividono i compiti si conserva un’identità di genere ben definita [si dividono i compiti, mi raccomando: tu italiano e io matematica, e tu rimarrai vera donna, io vero maschio] e anche una maggiore frequenza dell’attività “sotto le lenzuola” [capito? Il sesso si fa solo “sotto le lenzuola”, in cucina NO! Come te lo devo dire? Che poi mi riempio tutto di molliche, e su]. Le coppie che rispettano un “patto” di genere [AAAAARGH, il “patto” di genere, accidenti a chi se l’è inventato!] fanno sesso 1,6 volte in più rispetto a quelle in cui l’uomo è abituato a sconfinare nelle faccende domestiche [1,6 volte in più. Cioè, tutto ‘sto casino per 1,6 volte in più? Dài, “La Stampa” la sapeva vendere meglio la fuffa, ammettiamolo]. In media le coppie, tutte di 40enni [questo è evidentemente un refuso sfuggito alla redazione: i dati della ricerca menzionata non vanno MAI riportati, altrimenti l’efficacia della fuffa si dissolve], avevano fatto sesso 5 volte nel mese precedente l’intervista [immagino mezza FBI impegnata in questa attività voyeuristica. No? Dite che glielo hanno semplicemente chiesto? Ecco perché non la fanno in Italia ‘sta ricerca, sai che cifroni che vengono fuori]. Tra le conclusioni dello studio, che riporta interviste registrate negli anni ’90 [QUANDO? Ma negli anni ’90, sessualmente, equivale almeno a due ère geologiche fa. “La Stampa” sì che sa diffondere una ricerca per avallare stronzate sessiste, altro che questi qui], è che le pulizie di casa portano via 34 ore settimanali [cioè quasi cinque ore al giorno di pulizie, domeniche comprese? Tutti con 300 metri quadri e giardino ‘sti americani, eh? O erano solo ossessivi-compulsivi ad avere risposto? Comunque, altro dato senz’altro avvicinabile a quelli italiani, come no] e che i mariti partecipano solo a un quinto di queste attività [quindi un’ora al giorno tutti i giorni? Ma magari fosse; qui la maggior parte non fa proprio niente dentro casa, dammi retta caro giornalista], invece i compiti prettamente maschili, lavori in giardino o straordinaria manutenzione di motori e tubi [con buona pace di giardinieri, meccanici e idraulici che evidentemente, in USA, sono spariti da tempo e li si trova solo impersonati nei pornazzi mainstream, dato che quei lavori ormai li fanno tutti gli uomini di casa], ammontano a 17 ore settimanali. E le donne sono presenti per circa la metà [beh, nei pornazzi molto di più – ma si sa che i porno non sono la realtà]. Segno che forse più che insoddisfatte dal rapporto, sembrano insospettite dalle capacità del partner? [Certamente è così; concludiamo la spirale di stronzate col il solito luogo comune della donna invidiosa e sospettosa delle capacità maschili, complimenti.]
#3 – affaritaliani.it [lo so, non è un giornale, ma fa ridere lo stesso ed è ugualmente imbarazzante, pensando a quanti lettori ha]
Cura di sé [così si chiama la sezione nella quale pubblicare fuffa sessista. Ed è solo l’inizio, gente!]
Passare l’aspirapolvere fa calare la libido maschile [qui il titolo punta sul freudiano, chiamando in causa la mitica libido, compagna dei giorni più belli dei maschioni. La quale ha notoriamente tre nemici dichiarati: Vorwerk, Kirby e Hoover.]
Più un uomo sposato si dedica ai lavori di casa, meno sesso fa [qui sono precisi, si parla di uomo sposato. Tutti gli altri posso pure fare sei cambi di stagione l’anno, il loro soldatino non sbaglierà un colpo]. Lo svela uno studio americano. Tuttavia, se invece si occupa dell’automobile o di giardinaggio, il suo interesse in quel “campo” aumenta [uh che birbone, in quel “campo”, allusione anni ’50 e pure le virgolette – che sia un sito frequentato soprattutto da educande?] … [che belli i puntini di sospensione che avanzano inesorabili alla conquista del mondo]
Cucinare? Fare shopping? Passare l’aspirapolvere? Più un uomo passa il suo tempo facendo questi mestieri [mestieri? Ehi ciccio, guarda se mi paghi vengo a farli di corsa!] tipicamente casalinghi [ditelo a Carlo Cracco che cucinare è un mestiere casalingo + lo shopping lo si fa a casa, no? + e dove altro vuoi passarlo l’aspirapolvere, sul marciapiede? = anche voi tre minuti tre da dedicare a un editing decente non ce l’avete, eh?], meno attenzione dedicherà al sesso [meno attenzione:cioè lo farà distrattamente, mentre con la ceppa fa le giostre, con le mani lava il cane. Oppure vuol dire che a furia di andare a caccia di polvere negli anfratti, poi col birillo lui si sbaglia buco?]. Lo svela uno studio su “egualitarismo, lavori domestici e frequenza dei rapporti sessuali nel matrimonio” [fico Wordreference.com, eh? Peccato che non mette le maiuscole, sarebbe perfetto] pubblicato nel numero di febbraio della American Sociological Review.
Ed è vero il contrario: se lui si concentra di più sulla macchina o sul giardino, al massimo sul pagamento delle bollette [al massimo eh, attenzione, già pagare le bollette è molto al confine della mascolinità; se poco poco vai alle riunioni di condominio allora sei popo frocio!], allora sarà più disposto ad avere rapporti sessuali [beh, mi pare ovvio, ad avere a che fare con tronchi, tubi, rigidità metalliche, lubrificanti, roba liquida e viscosa, per forza che sei più disposto ad avere rapporti sessuali, diventa tutto una metafora del tuo potente stantuffo inesauribile donatore di piacere infinito – invece a stare con Mastro Lindo mi diventi ricchione, attento maschio!]. Insomma, i risultati dello studio sembrano suggerire “l’importanza dei ruoli tradizionalmente assegnati a entrambi i sessi nella frequenza dei rapporti sessuali in un matrimonio eterosessuale” [frase magnifica, da scolpire nel marmo all’ingresso del Fuffa World Institute a New York. Certo è più ammaliante di A=A, ma il contenuto è lo stesso. Complimenti vivissimi.]
Secondo Kornrich Sabino [invertiamo nome e cognome? Sì dài, facciamo i trasgressivi], ricercatore presso l’Istituto Juan March di Madrid, che ha condotto lo studio [non è scritto da nessuna parte che lo abbia condotto lui, ma essendo l’unico uomo dei tre ricercatori coinvolti, viene da sé che comandi lui, no? E i nomi delle altre due sono tradizionalmente assegnati all’oblio], “le coppie in cui l’uomo più coinvolti compiti tradizionalmente affidati alle donne segnalare un minor numero di rapporti sessuali” [EH? Niente, qui anche Google Translate mostra la corda; poi l’editing non c’è, e questo è il risultato. Allora chi ci mettiamo a correggere le bozze? Uomo o donna? Poi si scopa o no? Facciamo una ricerca per stabilire se correggere le bozze è maschile, femminile o bisvalido]
Attenzione però: lo studio non vuol essere un alibi o un incentivo perché gli uomini abbandonino l’uso di aspirapolvere e lavatrice [certamente: li devono usare per il giardinaggio e la manutenzione del SUV, non per altro che sennò il pitone non s’intosta più]. Anche perchè a quel punto le mogli si arrabbierebbero [si arrabbierebbero per quello, non perché c’hanno i mariti convinti da articoli imbecilli che possono trombare di più se non fanno un cazzo in casa] … [e due con i magici puntini di sospensione] e anche i litigi non fanno bene alla vita sessuale di coppia [però, che acume!].
Il link alla ricerca citata dai tre articoli è su, come detto. Me la sono stampata e letta, e non ci vuole molto a capire tutti i suoi limiti – e che in realtà è molto meno categorica di quanto sembri, nelle conclusioni. Anzi, quelle sbandierate da questi tre articoli come cose tanto importanti non sono neanche le conclusioni di quella ricerca. Ecco un commento fatto lì per lì da un amico che di sociologia ne sa: “Comunque, si tratta di un’analisi secondaria che ha preso in esame interviste di 20 anni fa a (mi pare) quarantenni d’allora. Sarò pieno di pregiudizi io, ma basta leggersi qualche ricerca più attuale (per dire, Barbagli – Dalla Zuanna – Garelli) per scoprire che nell’arco di 10 anni le abitudini e le preferenze in ambito sessuale possono cambiare enormemente. Insomma… Stiamo parlando di gente che oggi ha 60 anni… I ventenni di oggi che ne pensano? E i trentenni? E i quarantenni?… Mah!?” (Grazie Crescenzo).
Evidentemente, a molti giornalisti i pregiudizi e gli stereotipi molto datati piacciono tanto. Non sembrano capaci di imparare (e di trasmettere) altro. Bravi, continuate così. Qui un esempio di come si può fare un articolo decente su questi temi e su quella ricerca (Grazie Floriana).