Il presidio di oggi che si è tenuto a sostegno della ragazza che ha subito lo stupro a Pizzoli è stato seguito anche via Twitter con aggiornamenti che ci hanno detto che:
Tuccia, il militare che avrebbe dovuto rendere più sicure le strade dell’Aquila, è stato condannato per stupro a 8 anni ed al risarcimento di 50mila euro. Non e’ stato riconosciuto il tentato omicidio. [GUARDA Il VIDEO con la Sentenza e il commento]
Alcuni quotidiani descrivono la preoccupazione e lo stato d’animo di Tuccia. Non una parola sullo stato d’animo o sulle condizioni di salute di una ragazza, chiamata nel web Rosa, che è rimasta lì insanguinata, nel ghiaccio, dopo essere stata stuprata, rischiando di morire.
L’avvocato del ragazzo dichiarava, nel corso della seduta, che il suo cliente era solo vittima di “cattiva propaganda mediatica”. Rigettava entrambe le accuse, di stupro e di tentato omicidio, mentre il pm chiedeva una condanna a 14 anni.
Infine è stato condannato. In questa condanna, in primo grado, c’è la denuncia di questa ragazza, la lotta delle compagne che sono andate lì ad ogni singola puntata del processo, il sostegno affettuoso, a distanza, di tante persone.
Per quello che mi riguarda, con tanta solidarietà per Rosa, il punto non è che si debba celebrare una festa per l’avvenuta condanna, ancora, appunto, in primo grado, ma che almeno si sia affermata, dal punto di vista giuridico una verità che in ogni caso non toglierà dalla mente di alcune persone l’idea che Rosa se la sia andata a cercare e che si tratti di una cosa falsa.
Cultura dello stupro è quella cosa che non ti permette, a te che sei scettic@, di andare oltre i tuoi pregiudizi e le tue convinzioni e che non ti fa provare minimamente empatia nei confronti di una ragazza abusata in questo modo. Perché a me dispiace che questo ragazzo, se finirà così, faccia la galera. Mi dispiace che lui abbia scelto di rovinarsi la vita, perché l’ha scelto e l’assunzione di responsabilità per le scelte che si fanno è una cosa fondamentale da esigere quando si ha a che fare con persone adulte. Diversamente ci troviamo di fronte a infanti da compatire i cui raptus abusanti dovrebbero essere archiviati nel capitolo delle biricchinate e delle monellerie.
Ma a me, ripeto, quello che succede a questo ragazzo, alla sua famiglia, alle persone che gli vogliono bene, dispiace. A persone sessiste e misogine, invece, di quello che è successo a lei non dispiace affatto. Alla società sessista quello che succede a lei non dispiace.
Cosa buona, se e quando si vorranno prevenire le violenze, sarà quella di dispiacersi obiettivamente, senza negare alcunché, di tutte le persone coinvolte, distinguendo tra vittime che subiscono abusi e chi li infligge. Ci dispiaciamo per tutti/e e così si ragiona sul modo che serve affinché non avvenga più. Mai più.
Grazie alle donne che nei modi e le forme, che si condividano o meno, autodeterminate, hanno presenziato e alle donne che hanno sostenuto questa battaglia senza delegarla a tutori di nessun tipo. Perché questo militare era un “tutore” e dei tutori, noi, a ragione, non ci fidiamo.
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