Oggi l’associazione Antigone ha presentato il nono rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione in Italia.
Il quadro è, come prevedibile, drammatico e desolante: 140 detenut* ogni 100 posti, spazi ristretti, disumani, al limite dell’impazzimento, strutture rotte e fatiscenti; dati ufficiali non chiari o falsati rispetto alla realtà…
In questa regione abbiamo la bellezza di un carcere per ogni provincia ed anche più. Oltre a Pordenone, Gorizia, Udine e Trieste, ce n’è uno anche a Tolmezzo. Di quest’ultimo, Antigone ha redatto una scheda con dati 2004 che andrebbe aggiornata, purtroppo, con quello che invece filtra da quelle mura, la voce disperata di chi ci è rinchiuso.
Partecipammo anche noi ad un presidio davanti al carcere di Tolmezzo in settembre, in solidarietà con i detenuti che denunciavano pestaggi e maltrattamenti ed in solidarietà con Massimo Passamani No Tav allora lì rinchiuso.
Ci torneremo con un altro presidio sabato 24, perchè non possiamo ignorare quelle voci da oltre le mura.
Il 24 è anche la giornata in cui in molte piazze del paese le donne si organizzano con varie iniziative per denunciare la violenza contro le donne ed il femminicidio. Pensavamo di organizzare qualcosa anche noi, poi non ce la siamo sentita di rinunciare all’appuntamento di Tolmezzo che comunque sulla violenza ci pone problemi altrettanto importanti.
Che cosa è il carcere se non la espressione compiuta della società del dominio che nelle sue istituzioni totali isola, manipola e distrugge invece che edificare le coscienze di chi si mette fuori dall’ordine sociale? Che cosa è se non lo specchio ancora più crudo della società patriarcale che anche al suo interno crea microuniversi di dominatori e dominati?
Il carcere di Tolmezzo è diretto da una donna.
Una delle tante amministratrici dell’ordine patriarcale… E a proposito di violenza contro le donne: vi sono rinchiusi femminicidi o stupratori? Non lo sappiamo, ma in ogni caso, se anche fosse, la loro presenza non sposterebbe di una virgola il nostro pensiero intorno al carcere perchè siamo convinte che è un orrore che va cancellato; solo da questo presupposto saremo in grado di ripensare una società diversa.
Ecco, un altro impegno ad intessere un pensiero, a tramare una via di fuga dalle carceri reali e mentali che talvolta ci fanno tutt* prigionier*.