Guardiamo la tristissima foto che Zia Jo ha messo in apertura del suo post “Fango“; uno scritto altrettanto triste e toccante, bello.
E’ come se la lingua intercalata a descrivere quella condizione di tirannia, infamità e carestia, lo facesse uscire dal supporto elettronico che te lo trasmette…
Bello perchè è come quelle cose che danno il “la”, che pensi che è vero, quando la lingua esce dalla tradizione e dalla celebrazione folcloristica, rende vivo ciò che descrive perchè ne è la parte più profonda e pregnante.
E allora pensiamo che se noi siamo capaci di usarla per trasformare questo mondo, non per farlo tornare come un tempo, che forse non è mai stato e mai sarà, ma magari, anche meglio, allora noi saremo acqua… per sciogliere quel fango soffocante… parze che nun ‘o varìn capît di dulà che si scomenze… (perchè avremo capito da dove incominciare…)