Marco aveva il cazzo piú bello del mondo. Anche se forse bello non e’ l’aggettivo adatto.
Da guardare non era tanto bello… Molto largo alla base, quasi un’esagerazione. Di quei cazzi da stritolare e strapazzare e mordere. Mano a mano che salivi verso la cappella pero’ il suo arnese si restringeva e diventava un cazzo piccoletto, di quelli da tenere in bocca e succhiare con tenero fervore.
Il pisello di Marco era l’ottava meraviglia. (ma questo se avete letto il mio libro giá lo sapete – e se non lo sapete, sapevatelo).
Gaetano invece ce l’aveva corto e tozzo come un barattolo, Claudio lunghissimo e fino mentre quello di Giuliano sembrava un birillo.
Quello del barista era enorme e somigliava un po’ a una brioche, quello di Tiziano era sottile e appuntito come una matita.
Simone aveva la mazza autonoma e Francesco ce l’aveva cosí nera che non sembrava neanche la sua.
Quella di Giovanni era rosa e liscia come una Barbie, quella di Vincenzo era un ramo di rovere, nodoso e con le vene gonfie, in rilievo.
Il cazzo di Sam era del colore della sabbia e profumava di mare.
Bernardo aveva il glande rosso come un pomodoro, Federico ce l’aveva macchiato da una voglia di caffé, quello di Rosario era bordeggiato di papille e quello di Mario era invece secco e un po’ rugoso.
Valerio era circonciso, Walter ricurvo a destra e Toni a sinistra.
Michele ce l’aveva cosí piccolo che all’inizio non lo trovavo ed ero in imbarazzo e alla fine anche un po’ stranita perché un cazzetto cosí non l’avevo mai visto e fu la prima volta che pensai che sarebbe stato giusto anzi necessario un altro immaginario pornografico che rendesse onore anche ai minidotati – perché per la cronaca e contro ogni previsione superato l’imbarazzo avevo goduto moltissimo.
Il pisello di Ugo odorava sempre di sapone, quello di Arturo invece puzzava di pesce anche quando l’aveva appena lavato. Quello di Sandro aveva un sapore acido, come di medicine.
Quello di Matteo sapeva di carne alla brace e quello di Lorenzo era dolce come solo puó essere un cazzo, che pur essendo dolce non saprá mai di zucchero filato.
Andrea ce l’aveva sempre duro mentre l’uccello di Martino era capriccioso – si alzava solo di prima mattina.
Gianluca si drogava troppo e chiaramente non gli si rizzava mai.
Lucio aveva tra le gambe una specie di manganello ed era drammaticamente incapace di usarlo per dare piacere.
Nicola se lo nascondeva in mezzo alle gambe e mi diceva Anch’io ho la fica, guarda.
A Luigi piaceva dondolarlo come un pazzo e Flavio provava un gusto incredibile a farselo schiaffeggiare.
Sancho (oh, Sancho) aveva il Prince Albert – che Allegra decantava come miglior modo di sentire un piercing in fondo alla gola.
Il bassista diceva di essere allergico al latex (seee, vabbé), mentre per Roberto detto Cavallo ci volevano i preservativi di taglia extra large.
L’uccello di Nabil faceva il Ramadam, quello di Thor parlava una lingua che non conoscevo, quello di Raffaello era sempre sotto esami.
Salvatore veniva troppo in fretta, Davide non veniva mai e continuava a trivellare anche mentre mi stavo addormentando.
Gennaro era un cazzo del Sistema e aveva la pistola, Filippo un cazzo di giocatore d’azzardo capace di barare e bluffare, Manolo un uccello zingaro da prendere al volo.
Il batterista punk aveva un cazzo sensibile e intelligente che appena mi incontrava saliva a salutarmi mentre al pisello coi quarti di nobiltá di Pierpaolo non sono mai piaciuta abbastanza.
Stefano balbettava e il suo cazzo invece no.
Claudio era vecchio e il suo uccello era giovane.
Il pisello di Antonio era sempre una sorpresa, quello di Fabio era noioso.
Il cazzo di Ciccio non l’ho mai visto ma tutte ne dicevano un gran bene.
Anche Liliana aveva il cazzo, anche se non l’avresti mai detto.
(ogni riferimento a cazzi realmente esistiti é puramente casuale. o no.)
*questo post é stato realizzato con la preziosa collaborazione della mia folle community di Twitter