La notizia, che leggiamo qui è quella del progetto di realizzazione di una centrale a biomasse che la Investimenti Industriali Triestini dovrebbe realizzare ad Opicina. Nell’articolo citato leggiamo anche del disappunto e delle iniziative della popolazione contro questo progetto.
A dire il vero, non se ne può più di questi progetti vaganti di centrali a biomasse che compaiono periodicamente qui o là sul territorio e che si presentano come miglior soluzione ad un problema energetico che in realtà non esiste perché l’unico interesse è produrre energia da vendere in totale assenza di un piano energetico regionale.
Lasciare nell’indeterminatezza i dati sul fabbisogno energetico permette di speculare sempre sull’energia da fornire al paese ecc. ecc.; un po’ come si specula su fantomatiche necessità trasportistiche per legittimare il TAV.
Ma per le centrali a biomasse, l’imbrogliuzzo sulle necessità energetiche preludono anche ad altro, per esempio al fatto che sono buone candidate ad evolvere come inceneritori; ne parla qui Paolo Piolo; essendo che le centrali devono bruciare, bruciare, bruciare…
Ed un capitolo a parte meriterebbero le considerazioni sul combustibile: il famigerato olio di palma.
I disastri ambientali e antropologici legati alla coltivazione intensiva di questa specie vegetale sono noti e dettagliati da tempo; dalle considerazioni di Greenpeace del 2007, nulla è cambiato se non in peggio. Ad aggiornamento aggiungiamo il successo sul mercato dei grandi produttori, indicatore del fatto che il consumo mondiale di olio di palma dovrebbe piu’ che raddoppiare entro il 2020; l’insuccesso del vertice di Rio+20 e la consueta complicità italiana nel land grabbing per l’economia sostenibile dei soli interessi dei soliti noti che con il loro olio friggono terra, clima, popoli.