Femminismi
Quel sentimento borghese che chiamate amore
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– …e fu da quel giorno che smisi per sempre di amare, commutando il sentimento in rosicare. – concluse la ragazza, al telefono con l’amico un tempo amato.

– Ma io vedevo come lo guardavi, lo leggevo nei tuoi occhi l’amore per lui…

– Che?

– Sì, lo leggevo nei tuoi occhi.

La ragazza ebbe un attimo di esitazione. Non era amore. Non era possibile chiamare quel casino di cose che sentiva, che andava ben oltre le farfalle nello stomaco, che si riversava come uno schiaffo sulle sue guance, uno schiaffo che si era data da sola così tante volte che non riusciva più a sentirlo nemmeno.

Beh, forse sì. La ragazza dovette ammettere che non aveva parole per descrivere quello che aveva provato.

Ma come si faceva a indicare le farfalle nello stomaco che aveva per il ragazzino della scuola media, gli orgasmi simultanei che aveva provato con l’amico all’altro capo del telefono e i grandi rosicamenti con la stessa fottuta parola?

Una parola stracciata, perché così abusata che non si poteva applicarla a niente, ormai.

“Basta! Da oggi sarà sciopero. Sciopero delle parole. Sciopero dell’amore.” pensò tra sé e sé dopo aver salutato l’amico. “Tanto ormai si chiama solo rosicare”.

Poi ci ripensò. Pensò che qualche eccezione era possibile. Compose il numero e disse all’amica:

Amo occupato amooooooooooooooooooo’? Brava amo’!

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Se ve lo stavate chiedendo, questa l’etimologia, questo il significato e comunque i greci avevano un sacco di modi per dirlo, da Agape a Thelema.

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