Fiorella resta in carcere con l’imputazione di omicidio volontario.
Il giudice ha respinto la richiesta dei domiciliari.
Quella misura che la cassazione ha recentemente ammesso anche per il branco di stupratori, come garanzia di equità per tutt*, a lei che ha ammesso il fatto, che ha lasciato lì l’arma, che ha chiamato subito i soccorsi, che a loro ha aperto la porta vestita dei lividi freschi e del naso tumefatto, che ha raccontato una vita di percosse tanto evidenti da indurla a lasciare il lavoro perché non erano più compatibili con gli spigoli delle porte… lei che non ha prove da confondere né complicità su cui contare… lei resta in carcere, come quell’altra categoria di persone per le quali non sono ammesse misura alternative al carcere: i mafiosi.
Molti si sono prodigati a spiegare il senso di quella recente sentenza della Cassazione, dicendo che la funzione delle misure cautelari non è quella di punire preventivamente, bensì quella di consentire una corretta celebrazione del processo – da una parte – ed impedire il ripetersi o l’aggravarsi dei fatti criminosi ipotizzati. Ci hanno spiegato che i giudici sono chiamati a verificare l’esigenza di misure cautelari e soprattutto a “graduarle” in applicazione del principio del «minor sacrificio necessario» (C. cost. 299 del 2005).
Ecco, a Fiorella questo non è stato riconosciuto, la misura per lei è stata la più dura, quella che quasi ha il sapore del precoce castigo .
Il giornale di oggi affianca i due fatti: il suo e quello avvenuto il giorno prima, dell’uomo che ha inferto sette coltellate sette alla donna che lo aveva rifiutato; lei per fortuna è ancora viva; l’arma del delitto è sparita e anche lui resta in carcere. Stesso pm, stesso giudice, stessa decisione.
Stesso peso, stessa misura? Non proprio. Non è il carcere che pareggia ciò che al di fuori di esso è già sbilanciato e si manifesta nei dati mostruosi delle violenze sulle donne che poi, stando alla storia giurisprudenziale, hanno ben poco da sperare dalle sentenze delle aule di giustizia.
Lo sappiamo, ma speravamo per una volta che quella violenza che così spesso,
-quando ai danni delle donne-, viene ignorata, per Fiorella fosse riconosciuta…
Riconosciamola noi intanto, per lei, per noi, per tutte, perché la misura è veramente colma.