Ecco il family mass murder nostrano. Uccide la moglie, la figlia di otto anni, la suocera ed il cognato disabile, dà fuoco alla casa ed infine si suicida. Scommettiamo che lo chiameranno momento di follia, o comunque useranno termini ad essa ascrivibili. La via più breve per isolare l’uno dai molti, sterilizzare il problema, circoscriverlo ed infine negarlo. Ignorare la sommatoria di donne uccise da famigliari o ex, ignorare la famiglia mattatoio, ignorare l’uomo che uccide perché non sa far altro che alzare la voce, menare le mani, usare tutte le armi per esercitare il ruolo che il moralismo sociale gli attribuisce: il capo-famiglia. Il padrone di quella struttura sociale elementare la cui difesa a oltranza ormai corrisponde ad una condanna per molte donne; delle volte ad una condanna a morte.