Negli ultimi mesi, eccetto che per studio, ho letto al solito poco. Da quando sono emigrata mi sono un po’ ripresa, dedicandomi a una serie di scrittrici, anche quando non lo sapevo, che erano scrittrici. Questo è il caso di Fred Vargas, che mi aveva ingannata con uno pseudonimo immediatamente associato al genere maschile e (forse anche con qualche pregiudizio sul genere letterario e i personaggi principali).
Nei boschi eterni, pubblicato nel 2006 è una favola amara che probabilmente bisognerebbe leggere in francese e con qualche nozione su Racine, ma gli ingredienti ci stanno tutti. Pozioni, codici del XVII secolo, patologie psichiatriche, fantasmi di suore assassine vissute nel ’700, ossa e ossi, maledizioni e lotte tra valli, rimatori, gigantesse capaci di convertire la propria energia come meglio credono e soprattutto un gatto molle e pigro, che però si rivelerà fondamentale nelle sue affannate rincorse.
Il voto è più che positivo, anche perché nonostante viaggiassi con quattro ore di sonno mi ha tenuta incollata.
Foto da MountFog.