Lo scorso lunedì 21 novembre, l’Angelo Mai ha ospitato il live di My brightest diamond, e visto che c’ero anche io, colgo questa bella occasione per raccontarvi un po’ di lei, condividere con voi la sua musica e invitarvi a non perderla, se non c’eravate anche voi, la prossima volta che suona dalla vostre parti.
Shara Worden è una performer completa e di una qualità e un talento davvero rari.
Il suo progetto da solista, che si chiama appunto My Brightest diamond, comincia, almeno ufficialmente nel 2006, con l’album “Bring the workhorse” che svela immediatamente, al primo ascolto, il suo talento e la sua preparazione classica a livello musicale.
Shara ha studiato canto operistico, è cresciuta nel Michigan, in una famiglia di musicisti che suonavano in chiesa [da professionisti però], e la capacità di immaginare, scrivere, e arrangiare degli album complessi e stilisticamente “classici”, pure facendo musica folk-indie-electro-rock se proprio dobbiamo dare una definizione [ma pure classica, dark wave, pop cabaret], indubbiamente viene proprio da questa impostazione e da tali studi.
Negli anni ha collaborato con svariati musicisti, da Sufjan Stevens a Sarah Kirkland Snider, tanto per citarne due, ma ha fatto molto, molto altro.
La prima cosa che colpisce durante le sue performance non può che essere la sua straordinaria voce e il suo sorriso contagioso.
In questo tour almeno per le date europee, Shara è accompagnata solo da Brian Wolfe, batterista bravissimo che riesce tutto il tempo a completare degli arrangiamenti live molto scarni e immediati, senza quasi farsi notare.
Raro trovare un musicista che completi, in punta di piedi, l’idea esecutiva di ogni singolo pezzo.
Considerate che l’ultimo progetto, da cui ovviamente sono stati tratti la maggior parte dei brani del live, ossia “All things will unwind”, uscito ad Ottobre 2011 per la Asthmatic Kitty, è un album pensato e arrangiato con un sestetto niente affatto sconosciuto, ossia la Ymusic Ensemble.
Insomma, riproporre dal vivo in due, un album in cui suonano molto musicisti è ambizioso e super indie.
Con la sua solita chitarra, e poi un ukulele, un fender rhodes, una kalimba, piccoli sonagli attaccati ai polsi, e un autoharp [che non ha a che fare con l’arpa come suggerirebbe il nome e l’aspetto, ma è piuttosto della famiglia del dulcimer], Shara suona e danza per noi, aprendo co la sua performance, con il volto nascosto da una maschera creata per il progetto grafico di “All things will unwind” dall’artista Shoplifter [già, tra gli altri con Bjork per il progetto Medulla].
Shara è sempre solare, divertente e appare felice di esibirsi, mai tesa o nervosa, e il pubblico pure non numeroso, lo cattura dalla prima nota e col primo sguardo.
Insomma ormai sapete quanto io sia poco generosa in complimenti ed elogi, ma Shara coinvolge tutti, emoziona quando racconta dei testi e delle ispirazioni per le nuove composizioni, della nonna morta il giorno prima di compiere 100 anni [e che non voleva arrivarci] o di suo figlio e dell’esperienza di diventare una madre, della sua nuova casa a Detroit, e di come questa città in depressione e abbandonata a se stessa, le abbia ispirato molte atmosfere.
Altro cosa interessante è l’accento fortemente politico di molti testi di questo album, nonostante vengano posti in un modo leggero, ironico, non sempre immediatamente riconoscibile.
Con me c’erano due donne che non l’avevano mai vista live, una di loro addirittura non conosceva che i pochi pezzi che avevo avuto modo di farle ascoltare di tanto in tanto, tra un bicchiere di vino e una chiacchiera: sono rimasta incantate e rapite.
Almeno due a zero per Shara.
Questo non è il post di una critica musicale, di una pippera del music business o di una finta alternative che scrive solo su riviste underground [allo stesso prezzo di “grazia” e “chi” però, dove scrive articoli di moda e gossip sotto pseudonimo, anzi come di usa dire ora, con un monicker verosimile]: questo è il post di una pura e semplice fan, di un’appassionata di musica, che ascolta, guarda e compra molta più musica di quanta la maggior parte delle persone possa immaginare di fare; e che ringrazia per l’emozione e la gioia provata davanti ad una donna sorridente e minuta come Shara, gigante generosa.
p.s. potete ascoltare il podcast dell’intervista fatta da Silvia Boschero [che la dea ce la conservi sempre] a Shara nel programma Moby Dick, e farvi un’idea migliore di quello che sa fare live.
qui sotto troverete anche delle foto fatte da me, nessuna velleità fotografica, solo un’altra visione di quello che ho raccontato.