Gli USA hanno perso una A ed ora bisognerà capire quali gravi conseguenze ci saranno per il resto del mondo.
Iniziamo dalla Z cioè dalla coda; intanto da una cosa che non occorre essere economiste per capire: cioè che siamo quelle/i che pagano e pagheranno il disastro economico in corso.
E’ il capitalismo, bellezza. La sua avventura è disseminata di crisi che in genere il sistema usa per rigenerarsi ma che inevitabilmente portano a situazioni di ingiustizia.
Dunque allora, vediamo come è questa volta.
Eravamo rimast* alla copertina dell’Economist di metà luglio che metteva l’Italia pencolante sull’orlo del burrone sicchè per salvarla ecco la manovra che ti taglia via altri mille euro fra ticket, agevolazioni fiscali cancellate, riduzione di servizi ecc. Non siamo arrivati a ferragosto che siamo di nuovo chiamat* a salvare il paese con riduzione di pensioni sociali (!), decurtazioni di stipendi, liberalizzazioni selvagge, insomma tutto quello che si può ancora distillare da noi poveracc* pestati nel mortaio.
Non molti giorni fa abbiamo ricordato i dieci anni da Genova e dal G8; quando il movimento scendeva in piazza contro la globalizzazione, il tuorbocapitalismo, il neoliberismo e tutti gli sconvolgimenti che determinavano con la delocalizzazione, l’ipersfruttamento, le nuove schiavitù, l’ultima predazione del territorio, il neocolonialismo, la consumazione delle risorse e viavanti. Il processo in questi altri dieci anni è inesorabilmente continuato perché il capitalismo non sa fare altro, fino a che ha iniziato ad avvitarsi a magiare non solo beni reali ma anche virtuali. Speculazioni turbofinanziarie fino all’esplosione delle bolle, una qua, una là; Lehamn Brtothers, Goldman Sachs, Morgan Stanley ecc., tamponate sempre, dopo i superprofitti privati, con le perdite pubbliche e mai sanzionate a dovere. Ed ecco anche l‘ultima avventura finanziaria arrivata al dunque: la cattura dei debiti pubblici; l’acquisizione di intere economie occidentali per le quali se cade uno cadono tutti quelli in cordata.
Non a caso oggi i giornali si affannano a spiegarci chi ha in mano i debiti di chi; chi possiede quello americano, chi quello italiano, chi è creditore ed allo stesso tempo debitore di chi e di quanto.
La Cina vuole garanzie sul debito americano, e l’Europa, dopo la Grecia tenta di correre ai ripari per tamponere quello spagnolo e quello italiano… tutte pseudo soluzioni di corto respiro.
Anzi, stando alle visioni di Mike Davis, ormai da ultimo respiro prima del big crash.
Già; e davanti a questi scenari peraltro prevedibili, oltre che chiamati ad essere responsabili e collaborativi perché abbiamo il paese da salvare, che cosa di dobbiamo sentir dire? Che bisogna riprendere la crescita, rivitalizzare i consumi, alzare il Pil… Il Pilu di Laqualunque sarebbe più serio; la masturbazione capitalista dell’accumulazione illimitata fondata sulla crescita infinita possono andare a raccontarla su Marte perché sul pianeta Terra il giochino sta finendo.
Per quanto si voglia chiudere gli occhi, ce lo dicono i milioni di morti per fame, della Somalia e del corno d’Africa, 40 milioni di ecoprofughi da cambiamenti climatici, masse di immigrati che si vorrebbe buttare a mare e nascondere nei CIE… le risorse finite, gli ecosistemi sconvolti.
E su questo scenario si ha ancora lo stomaco di presentare come un idolo la linea retta del consumo che deve stare in perenne erezione, lancia brandita a sconfiggere ogni crisi per far ripartire la megamacchina turbocapitalista in cui le donne sono il servomeccanismo che con il lavoro di cura, assistenza e trastullo permettono alle componenti di eseguire al meglio i compiti programmati.
E su questo scenario si ha la spudoratezza di prospettare “investimenti” in grandi opere come il TAV che dal 1994 al 2005 ha maturato 12.950 milioni di euro di debito pubblico che dovranno essere spremuti da noi e dalle generazioni a venire (nati col debito).
Forse domani, terrorizzati dall’apertura dei mercati, la BCE comprerà i titoli italiani e poi vai di corsa con la macelleria sociale, compensata dall’annuncio che ci saranno anche i tagli alla politica, (ha, ha, ha!!!) per non perdere la A, mentre si rimesta nella M, nella E e nella R, financo nella D.