Tre giorni senza internet (e io che già mi sentivo un po’ male e difatti son qui che aggiorno il blog a mazzetta). Tre giorni tra computer (altrui) e buone vibrazioni.
Parlare, parlare, parlarsi addosso. I fumi dell’alcool fanno male e si arriva a biascicollare stancamente (biascicare barcollando, ma assolutamente non mollando). Poi andare a dormire lunga in un reggiseno troppo stretto e svegliarsi con gli acciacchi.
Darsi volti e corpi. [e la riduzione delle cazzate che potrò scrivere qui…mi sa che dovrò aprire un altro blog]
La consapevolezza di non capirci niente e come è difficile parlare di scioperi e rivendicazioni, dopo che ci hanno atomizzato il cervello.
Leggere il promo del libro di a/i (acquistabile qui) e contare quante volte si è lavati i cessi in vita propria. Mi sa poche. Mi sa che mi toccherà lavarli più spesso.
Quelli che arrivano e dicono: “Ah ma qua ci stanno pure le femmine, se lo sa la mia ragazza poi mi mena!”
Quelli che presentano nuovi progetti e quelle che non ci capiscono una sega. La robotica, la cinestetica, la criptomanzia, la sudo-manzia, la loreaggine e tutto il resto.
I social network, che si sa, che sono il male. Ma forse no. L’autonarrazione. L’autonarrazione precaria sfigata. Il sabotaggio dopo la sfiga. La figa. Le radio libere. Le Valli libere. I progetti liberi. Le persone libere.
Bere.
Usare un bicchiere e mezzo di mais in due giorni e andarci financo a dormire. Lavare i propri piatti. Lavare le proprie posate.
Quelli che Stallman sì, no, boh. Quelli che entrano, vedono tutte donne e si sentono stranamente messi in minoranza e allora se ne vanno, o si intimoriscono. Quelli che diventano asessuati a forza di parlare di macchine. Quelle che gliela darebbero volentieri, se non fosse che non sanno a che ramo della scienza attaccarsi per destare interesse, quelli che ruzzano nelle tende.
E alla fine, chiudere tutto parlando di squirting, che alla fine è un po’ come se ci volessimo hackerare la fregna.
Comunque, dura troppo poco, troppo poco per fare qualcosa che andasse oltre la costante riunione d’abitudine che ti toglie energie. Troppo poco per andare oltre i baci e abbracci di cortesia e ascoltare i discorsi dei nerd a notte fonda.