RESTIAMO UMANI era il modo in cui Vittorio Arrigoni, 36 anni, concludeva i reportage che pubblicava sul suo guerrillaradioblog e i suoi articoli al Manifesto dalla striscia di Gaza durante l’operazione “Piombo Fuso”. A Gaza praticamente ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, lì è rimasto durante i tremendi bombardamenti iniziati il 27 dicembre 2008, unico italiano tra i pochi stranieri rimasti nella Striscia, documentandone con caparbietà gli orrori, informandoci su tutto quello che accadeva.
“Avete presente Gaza? Ogni casa è arroccata sull’altra, ciascun edificio è posato sull’altro. Gaza è il posto al mondo a maggior densità abitativa. Per cui se bombardi da diecimila metri di altezza, è inevitabile che tu faccia una strage di civili. Ne sei cosciente e consapevole, non si tratta di un errore, di danni collaterali. Così, bombardando la caserma di polizia di Al Abbas, in pieno centro, è rimasta coinvolta nelle esplosioni anche la scuola elementare lì a fianco. Era la fine delle lezioni e i bambini erano già in strada, decine di grembiulini azzurri svolazzanti si sono macchiati di sangue”.
L’ultimo post nel suo blog è datato 13 aprile, ieri l’altro, e racconta della morte di 4 palestinesi in uno dei tunnel scavati sotto il confine di Rafah, tunnel da cui entrano a Gaza beni essenziali, che hanno permesso la sopravvivenza della popolazione durante questi 4 anni di criminale assedio israeliano. Anche qui conclude: “restiamo umani”.
Stamani la notizia della sua morte mi ha fatto male fisicamente. Ammazzato da un gruppetto di idioti bigotti. Non era un eroe (gli eroi lasciamoli ai potenti e alle loro parate militari), era una persona coerente, uno che si metteva in gioco con il proprio corpo, uno che ha testimoniato con la vita il proprio orrore per la guerra e la prepotenza, che non era equidistante ma che era schierato con le vittime e contro i carnefici. Era uno le cui azioni erano conseguenti al pensiero e al sentire. Una persona così non può che lasciare un grande vuoto e ci mancherà tremendamente.