è un periodo strano questo, pieno di grandi partenze e impreviste devastanti brusche frenate. wattahell.
in compenso mi salva l’anima e l’umore, decisamente azzoppato da una bronchite che dura da un mese, con annessi e connessi [leggi raffreddore, mal di ossa, apatia, solitudine, noia, umoralità, con qualche linea di febbre qua e là] la musica. as usual.
sto ascoltanto e riascoldando [mi viene pure mentre scrivo di sostituire la di d alla t, fatevene una ragione non ho intenzione di fare correzioni] pj harvey e il suo let england shake. cosa ne penso? non lo so. sono sconcertata, indecisa se dirigere la freccetta del mouse sulla cartellina col suo nome e trasportarla nel cesso/cestino o ascoltarlo di nuovo.
strana cosa. insomma non sono di quelle che pensano che se una lettura/un ascolto/una visione ti lascia stranita allora significa che trattasi o di un capolavoro o di una cagata immane.
no. direi che non la penso così. penso che quando ho davanti un capolavoro, pure se non so perché lo è, so per certo che lo è.
sto giro de parole per dire che no, secondo me non è il capolavoro che tanto si declama in giro, con lazzi di falsa sorpresa per la genialità degli arrangiamenti, e frizzi di ammirazione per la capacità di rinnovarsi della nostra Polly.
non è geniale e non è nuovo. mi pare che polly stia girando in tondo da un bel po’ di anni, e non sappia trovare la via d’uscita e nemmanco una sedia per sedersi a riposare.
questo è forse il motivo per cui continuo ad acoltarla. sono certa che da qualche parte dentro queste canzoni sbilenche e menomate ci sia un barlume della Polly che mi ha fatto venire [nel senso di raggiungere l’orgasmo] suonando 4 accordi in croce e cantando senza una voce decente ne colta.
a me faceva st’effetto rid of me.
se trovassi il barlume, sarete i primi a saperlo.
questa comunque è l’unica canzone che riesco ad ascoltare fino alla fine:
meanwhile, mi sono invaghita dei wye oak e del loro album civilian [non è facile scaricarli, qui sì], puro folk alternative alla beach house [che ricordano molto, ricordano in senso buono].
almeno tre volte al giorno mi sparo i lower dens [scaricabili come sopra] e mi riprometto a breve un post su di loro e sulla loro mitica frontwoman Jana Hunter [parentesi: ma avete notato che spesso si scrive frontman anche quando la front è una woman?]
concludo la mini rassegna ricordandovi che se volete sentire una bella e originale selezione di musica fatta da donne, con due gusti diversi a confronto, un ambiente rilassato dove potete ballare, ubriacarvi o fare quello che più vi piace è il caso che passiate sabato 12/03 all?hula hoop, per sisterhoodisblooming@hula.
penso che ci divertiremo mettendo su un po’ di electro pop.
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