Femminismi
ottobrata trans (premesse)
Categories: Malapecora

Ottobre é il mese di azione e visibilizzazione massima scelto alla campagna Stop Trans Patologization 2012, che dal 2007 convoca manifestazioni, eveni e incontri informativi sul delicato tema della legittimitá delle identitá transessuali – che vengono ancora considerate dai manuali medici come disturbi dell’identitá sessuale (delle vere e proprie patologie mentali).
L’obiettivo concreto della campagna é la revisione dei testi medici che condannano a priori alla psichiatrizzazione qualsiasi identitá di genere che non corrisponda al sesso biologico – e che in realtá dividono il mondo in due uniche categorie possibili, il maschile e il femminile.

Io come al solito parto da me e vi racconto che quando avevo 15 anni i miei compagni di classe (oh come sono crudeli gli adolescenti) mi avevano soprannominato indovinate un po’ come? proprio TRANS, esattamente.

Perché proprio TRANS e non quattrocchi, bombardona, borgatara o lesbica (che ci stavano tutti)? Non saprei. Non ridevo alle loro battute cretine, gli rispondevo sempre a tono ed ero molto protettiva nei confronti della mia compagna di banco (che era la piú bella della classe e che veniva continuamente bersagliata di attenzioni non richieste); non portavo mai la gonna e avevo le spalle troppo larghe per essere una donna(?) quindi non potevo che essere, in realtá, un uomo.
Io passavo i pomeriggi a leggere e a svaligiare il frigorifero per placare l’ansia dell’inadeguatezza – non era quell’insulto ad offendermi particolarmente, anche perché pensavo che erano una massa di buzzurri brufolosi che davvero non m’arrivavano alle scarpe – ma erano purtroppo loro le persone con cui mi confrontavo tutti i giorni. E comunque ero una ragazza grassa, con gli occhiali e che abitava in un quartiere innominabile. Avevo la fica e le tette (pure grosse), ero stata educata come donna e mi sentivo tale, ma comunque ero un freak.
Il soprannome mi rimase appiccicato fino a che finalmente, superata la maggiore etá, raccattai un fidanzato. Forse da qualche parte ho ancora conservate le vignette che mi facevano, dove sono sempre ritratta da dietro, con le spalle enormi e la capoccia piccola.
A tutti loro, con la serenitá di 20 anni di battaglie per liberarmi dall’ossessione della femminilitá, dedico questa:

sí, sono trans. sí, non sono quello che ti aspetteresti.
sí, spacco culi (ma solo se me lo chiedono per piacere)

Di persone trans negli ultimi anni ne ho conosciute molte e di quasi tutte posso dire che hanno molti meno problemi di testa che un sacco di altri maschi confusi e femmine smarrite che ho incrociato per la via.

Voglio ricordarne una, in particolare.
Si chiamava Maria Ornella Serpa e si definiva neo-donna. Era bella e dolce ed era capace di camminare su dei tacchi apocalittici.
Non era solo una persona trasgender, era anche prostituta (aveva fondato il Coordinamento per la Difesa delle Persone Prostitute, un collettivo di sex workers) e faceva parte del collettivo femminista A/Matrix, questionando il femminismo biologico ben prima della nuova onda Transfemminista.

(immagine del 2005, della Conferenza Europea di Sex workers dove ebbi il piacere di conoscerla)

Colta e politicizzata, aveva una dignitá, una coscienza di se’ e un’ironia rare.
La mia amica Sgrunt (sí, ho tutte amiche dai nomi strani) aveva progettato un documentario su di lei – un progetto che rimase a metá visto che la bella Serpa morí nel maggio del 2008.
Rimane un bellissimo premontato, che vi invito a guardare per festeggiare l’apertura di questo mese di lotta.

Per la dignitá di tutte e tutti, perché il dualismo ci ha stancato, perché oltre al bianco e al nero ci sono infinite, meravigliose sfumature – perché il maschile e il femminile sono due facce diverse della stessa oppressione e non ci bastano, per dire quello che noi siamo.

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