Sará a Roma mercoledí 28/09, ospite di Fandango Incontro, dialogando con Elena Stancanelli per presentare Pornotopia.
Poi parteciperá al Festival di Internazionale a Ferrara.
(tutte le info qui)
Io per Beatriz Preciado nutro una gratitudine profonda e una stima che rasenta la venerazione (oltre a pensare che sia una delle persone piú sexy e affascinanti del mondo).
Nel 2004 scoprii il suo Manifesto Contrasessuale, un’opera che – non esagero – mi cambió la vita.
Quello tra il 2003 e il 2004 fu per me un periodo decisivo e oscuro: sapevo cosa non volevo piú essere ma non riuscivo a capire come fare per diventare altro.
Sentivo il bisogno di sovvertire e parodiare tutto quello che fino ad allora avevo considerato naturale o necessario: cercavo una strategia di resistenza che mi rafforzasse come soggetto attivo e desiderante e una piattaforma per costruire alleanze non identitarie, che fossero politiche ma partendo dalle viscere, perché di astrazioni e rappresentazioni ne avevo avute abbastanza.
Una luce nel buio era Phag Off: ritrovavo nella dimensione del party una spontaneitá e un’autenticitá che l’attivismo dei collettivi e dei centri sociali (opzione di vita che praticavo da sempre) aveva perso.
Mi facevo domande grandi, rimettendo in discussione tutti i significanti e i significati. Avevo sbagliato tutto? Cos’era la politica? Quali erano le vittorie e quali le sconfitte? Il personale era politico o piuttosto il politico diventava troppo spesso un fatto personale?
Avevo bisogno di un po’ di filosofia, anche se non l’avrei ammesso nemmeno sotto tortura (e anche adesso mentre scrivo mi parte, involontario, lo sghignazzo…): il Manifesto mi parlava della dimensione politica della sessualitá e rimetteva nelle mie mani il potere di decidere se essere un corpo parlante invece che vittima o complice di un sistema di merda.
[…]
Quando arrivai a Barcellona ed ebbi la possibilitá di conoscerla, sulle prime fui delusa: immaginavo una guerriera e invece mi trovai davanti un’intellettuale delicata e timida. Le mitologie letterarie creano aspettative altissime che non sono quasi mai proficue alle relazioni reali tra le persone.
Con Testo Yonki peró tornó a conquistarmi intera – e caddi perdutamente innamorata: del suo coraggio, del suo cervello, del suo carisma di donna altissima, di corpo poderoso dal passato tormentato (da bambina, racconta nel libro, non si sentí mai a suo agio con il suo aspetto fisico: a sette anni giá metteva da parte i soldi per pagarsi un’operazione di impianto di pene e oltretutto soffriva di una deformazione alla mascella che la costrinse a diverse operazioni, per poter mangiare normalmente e per non avere un viso mostruoso).
Beatriz Preciado scrive come una Dea e il suo eloquio é parimenti affascinante. Io sicuramente sono di parte (ma se avete letto fin qui potete fidarvi
Non perdetevela. Magari se le sue presentazioni hanno successo si riuscirá a tradurre in italiano anche Testo Yonki, che v’assicuro ce ne sarebbe veramente bisogno…
Poi mi direte.