Questa è la notizia che riprendiamo da Dinamo Press: Alle 8:00 circa di stamattina, a Pisa, polizia e digos hanno sgomberato la Mala Servanen Jin Occupata – Casa delle Donne che combattono, spazio femminista aperto l’8 marzo a seguito della giornata di sciopero delle donne, che ha visto a Pisa un corteo partecipatissimo invadere le strade della città.
L’ex centro di accoglienza di via Garibaldi è stato sottratto dallo stato di abbandono in cui era lasciato dal Comune di Pisa e dall’Usl per divenire luogo di discussione, ascolto e aggregazione attorno ai temi della salute e dei servizi, caratteristici del percorso Non Una Di Meno.
“Una Casa dove noi donne che ci ribelliamo ad un sistema di servizi sociali autoritario possiamo trovare soluzioni stabili alle nostre emergenze socio-abitative, liberandoci da giudizi e umiliazioni, dal ricatto di perdere i nostri figli o i pochi sussidi da elemosina.”
All’arrivo delle forze dell’ordine erano presenti cinque compagne all’interno della struttura, che sono poi uscite. In pochi minuti si è radunato un presidio di decine di complici e solidali con la Casa. Come mostrano video e immagini pubblicati sui social, la polizia ha manganellato e inseguito per strada le manifestanti, con una violenza e un’ostinazione che lasciano allibiti, con tanto di insulti sessisti.
“Puttana mi fai schifo” è quello che la polizia dice alle donne che non subiscono, lottano e si organizzano.
A noi invece fa schifo la retorica istituzionale che viene vomitata ogni qual volta una donna viene uccisa, molestata, maltrattata; fa schifo la strategia istituzionale della vittimizzazione perenne tanto utile a prevenire e censurare le donne che invece fanno contro. Mala Servanen Jin è lingua curda, e non a caso; le combattenti curde hanno messo tra i primi punti della loro rivoluzione la lotta al patriarcato, perchè questo è.
E’ quello che quando le prendi ti dice di reagire e denunciare alle forze dell’ordine, ma quando reagisci e ti autorganizzi contro la violenza, le forze dell’ordine ti picchiano e ti denunciano.
Le compagne di Pisa resisteranno. A loro, ancora, tutta la nostra solidarietà.