Di violenza sulle donne se ne parla ogni giorno, i linguaggi utilizzati dai media ne rivelano il livello di sessismo. La violenza sulle donne è entrata nel discorso istituzionale, nella stampa e nelle pubblicità, ma la modalità in cui se ne parla non per forza è utile a contrastare gli stereotipi di genere, anzi. La donna, direttamente o indirettamente, è presentata sempre come vittima o provocatrice, non si parla di cultura sessista ma di raptus d gelosia o di presunti “modi altri di amare”. Crediamo che per combattere la violenza sulle donne sia necessario parlare con le dirette interessate, decostruire il discorso patriarcale e offrire strumenti concreti. Si deve parlare e agire in tutti gli ambienti non solo in quelli accademici, militanti, specialistici, dove l’accesso alle informazioni non è per forza l’unica soluzione per creare ambienti protetti e in più si corre il forte rischio dell’autoreferenzialità anche con un problema come la violenza di genere che riguarda tutte e tutti. Per questo abbiamo scelto un quartiere periferico lontano dal centro per fare un banchetto informativo. Siamo state al mercato di piazza Capitini nel quartiere Barca per diffondere materiale informativo su violenza e sessismo. Il nostro parlare d violenza non è solo “difensivo” ma vuole essere anche un attacco a chi specula sui femminicidi e sulle molestie. Condanniamo infatti la strumentalizzazione dei politicanti e dei gruppi di estrema destra a scopi securitari e razzisti. Non ci stancheremo mai di dire che le donne non sono dei padri, fratelli, mariti, fidanzati, amanti italiani che sono spessissimo i primi autori di violenza contro le donne. Rifiutiamo ogni discorso che vede nello straniero il violento perché il sessismo non ha passaporto.
Contro razzismo e sessismo si vince solo se chi si ribella non è sola.
Senza tregua contro machisti e fascisti a casa, in strada e nelle piazze