Oggi sono tre anni da che a Parigi furono assassinate tre donne kurde: Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Söylemez. Tre donne che lottavano per la libertà loro e del loro popolo, assassinate con la responsabilità e collaborazione dei servizi segreti turchi.
Ma la memoria è ancora atrocemente scossa dalla morte di altre tre donne ad opera dell’esercito turco: Sêvê Demir, Pakize Nayır e Fatma Uyar.
Non si ferma la mattanza di Erdogan contro il popolo kurdo, mentre tutti guardano all’isis, l’esercito turco tortura e uccide nel silenzio e nell’indifferenza generali.
Rubiamo questo passaggio da un post di Nicoletta Poidimani:
Accennavo, prima, all’uso politico che il governo di Erdogan fa della violenza di genere. Perché non se ne parla? Crediamo davvero che stia facendo diversamente da Daesh-Isis?
Nell’attuale genocidio in corso in Kurdistan, l’accanimento contro le donne – kurde o filo-kurde – ha assunto aspetti terribili. Dalle donne crivellate di colpi perfino nella vagina alle combattenti ferite, torturate e trascinate nude fino alla morte con una corda al collo, alle bimbe di pochi mesi, alle ragazzine e alle donne incinte ammazzate dai cecchini, alle donne i cui cadaveri non possono essere recuperati dalle strade perché la polizia e l’esercito sparano su chiunque provi ad avvicinarsi. E potrei continuare, perché la lista è lunga…
La lista è lunga e conoscerla è il primo passo per non essere silenziosamente complici.