Incredibilmente, al ritorno da viaggi complicati con gruppi difficili, in cui si è potuto vedere con i propri occhi cosa voglia dire l’uscita dall’Eden, si è ascoltato con le proprie orecchie l’orrore e si sia vissuta tutta la propria posizione di privilegio nel calpestio del fango dell’ennesimo campo profughi su questa terra, lo stomaco si stringe sulla propria solita insofferenza.
Ennesima riprova che i privilegi esistono e che non abbiamo diritti ma solo rovesci.
I corpi si disfanno dal momento stesso in cui compaiono al mondo, nelle reni di una vecchia gatta malata, nei pezzi di mia madre che la stavano uccidendo e che non le appartengono più, nelle ossa scricchiolanti di mio padre, in mia nonna all’ospizio, sento tutto il peso della leggerezza di vivere in Occidente in una posizione in cui non mi manca nulla se non un contratto e qualche spiccio a fine mese.
Volevo piangere ascoltando delle donne rivelarmi orrori quotidiani, provo rabbia nel sentir parlare di viagra e anfetamine come armi di guerra, per compiere lo stupro di massa e sballarsi nello sgorgare del sangue del nemico. Mi sono svegliata storta, avendo sognato che ancora e ancora dei compagni vicini avevano compiuto violenza, e vorrei vivere nella più sincera ingenuità e ignoranza di ciò che accade intorno.
Poi alla fine torno a me stessa, ai problemi quotidiani. Ti faccio salire a casa o no?
E a cercare di capire come restituire ciò che ho imparato su questo mondo, sulla vita, sulla morte e sulla dignità.
Newroz significa nuovo giorno e oggi c’è il sole.