Ci siamo messe/i sulle tracce di Marina Cvetaeva, che camminava ad orecchio sulle tracce del suono popolare della sua lingua russa e della natura, che sentiva il motivo acustico del verso e che poi catarticamente, si metteva in cerca delle parole. Abbiamo visto il suo spirito ribelle, l’autodisciplina che la conduceva alla creazione poetica, il dispotismo emotivo e il suo amore per la libertà, la vitalità pagana che la portava a sfidare la morte e i morti, a contraddire la vita e i viventi… Abbiamo toccato con le mani le sue mani operaie che febbrilmente seguivano il ritmo frenetico della sua scrittura, la sua povertà esemplare, l’insonnia e l’amore per la notte e il sogno, la sua verticalità…
Ci siamo messe/i in ascolto della sua voce fiera, di terra e aria, una voce che invoca e maledice nello stesso momento. Abbiamo incontrato Marina-donna, Marina-poesia, Marina-amore, Marina-Russia, Marina-morte,… per tramite di Anna, che ci ha accompagnato in questo viaggio con le sue narrazioni, le sue riflessioni e le sue emozionanti letture e di Elisa che con il suo tamburo e la sua voce ha fatto risuonare in noi gli indizi di questa creatura intra-terrestre.