Stupri.
In Turchia, nella città di Mersin, una ragazza di vent’anni, Aslan Ozgecan è stata stuprata e uccisa; il suo corpo mutilato e poi bruciato era stato nascosto sulla riva di un fiume dal padre assieme ad un amico dello stupratore.
Al suo funerale solo donne hanno portato la sua bara, solo donne nelle prime file del seguito, solo donne a seppellirla; gli uomini dietro. Secondo la liturgia e la ritualità avrebbe dovuto essere l’inverso, ma le donne si sono ribellate ai comandi dell’imam. “Non camminerai più sola” hanno detto nelle numerose e nutrite manifestazioni nelle città e “Non stiamo piangendo, ci stiamo ribellando “.
E questo ci sembra un segnale importante, una cosa dirompente perchè la lotta allo stupro ha un punto fondamentale nella ribellione ai valori e alle regole patriarcali.
E’ questa presa di coscienza collettiva che dà forza e lucidità anche all’azione individuale, ed è fondamento per ogni strategia di autodifesa.
E a proposito di autodifesa, dall’America leggiamo della pressione dei produttori di armi affinchè queste possano essere portate anche nei campus (dove a tutt’oggi sono proibite), proprio a fronte dei casi di stupro aumentati negli ultimi due anni. “Le molestie scenderebbero se questi predatori si prendessero una pallottola in testa” dice una parlamentare repubblicana.
La lotta alla violenza sessuale farebbe vendere più armi, così altri sciacalli avrebbero trovato di che ingrassare economicamente aggiungendosi a quelli che già ingrassano politicamente grazie alle loro leggi securitarie e via discorrendo che anche noi conosciamo tanto bene.
Ma qui il quesito è anche un altro: posto che l’uso delle armi non si è mai dimostrato, in nessun campo, un buon deterrente alla violenza e che, come riportato nell’articolo citato, ci sono diversi modi per arrivare ad uno stupro, non necessariamente l’aggressione diretta: davvero ci aiuterebbe la pistola nella borsa?
I proiettili uccidono le persone, non la cultura che ne determina le azioni; quella rimane e pure si consolida se non è oggetto di riflessione e cambiamento, e non lo è se la soluzione è demandata alla pallottola in testa.
Certo, bisogna resistere, lottare e salvarsi, ma lavorare per l’autodifesa ed arrivare alla pistola, ci sembra una strategia tutto sommato debole; perchè la miglior arma rimane la ribellione e la solidarietà e forse qui, la Turchia vince sull’America.
Meglio sapere che non cammineremo più sole che sentirsi dire “comprati una pistola”.