Notizie dalla commissione ambiente dell’europarlamento in materia di ogm: i 28 stati membri saranno liberi di decidere se aprire o meno, ed in che termini ed a quali condizioni, ai transgenici. La motivazione del no potrà essere argomentata con motivi socieconomici, di pianificazione, ed ora anche ambientali.
Adesso il via ai negoziati che dovrebbero portare al risultato finale. Con buone speranze per i fautori del no perchè, stando all’ultima votazione ( 53 voti a favore, 11 contrari e due astensioni), probabilmente si manterrà quel tipo di soluzione.
Ammesso che sia una soluzione, in quanto, se pur sarà divieto la coltivazione di piante gm, non lo sarà (potenza del WTO! ) l’importazione di mangimi derivanti da ogm.
E, se, come suggerisce chi è del mestiere, parlando di mais, il costo di coltivazione di quello no ogm è leggermente superiore rispetto all’altro, i coltivatori, non potendolo coltivare, riprenderanno la protesta e, scenario probabile, è che si prema di nuovo per la revisione della norma, a meno che non si pensi all’etichettatura degli alimenti derivati…. e allora sarà chi consuma a scegliere e fare la differenza.
Differenza informata, per quanto possibile. Sempre più difficile.
Prendiamo la patata, per esempio.
La notizia è questa: Ogm: da Usa ok a patata transgenica; sarebbe una patata a basso contenuto di acrilamide, potenziale cancerogeno che si sviluppa quando le patate vengono fritte.
Ma il titolo è errato, perchè se vai a leggere l’articolo scopri che non c’è nessun gene estraneo inserito nella patata e poi in realtà non è nemmeno “geneticamente” modificata, ma, si potrebbe dire “epigeneticamente” modificato (Wikipedia per chi vuole approfondire).
E allora dobbiamo ancora riuscire a capire che cosa è ogm e cosa no, oppure, – e questo ci sembra più importante- che tipo e fino a che punto possiamo accettare manipolazioni sulla natura…. e poi ancora non basterebbe perchè forse è importante anche sapere chi manipola e trasforma e perchè….
La nostra patata, per esempio, è la prima non Monsanto, ma è JR Simplot Company, che è grande fornitore di McDonald… e McDonald è… beh, lo sappiamo che cos’è, e soprattutto che cos’ha di sbagliato.
E quindi, tanto per cambiare il discorso è complesso e va oltre ogm si o no… anche se l’ogm è sempre “sorvegliato speciale”.
Ecco, a proposito, Test Biotech che è una ong tedesca ha recentemente contestato i risultati del progetto GRACE (GMO Risk Assessment and Communication of Evidence) della Commissione europea che doveva valutare gli studi sui roditori alimentati a Mon810 per 90 gg.
Secondo le conclusioni dello studio collegato al progetto e pubblicate su Archives of Toxicology, non sarebbero mostrati effetti rilevanti dal punto di vista tossicologico.
Non così per TestBiotech che riscontra lo sviluppo di possibili danni all’apparato renale.
E, al di là di diatribe sul calo delle proteine del sangue e del peso del pancreas, si contesta soprattutto la non indipendenza di alcun* autor*, collegat* direttamente o indirettamente a Monsanto o ad altre società partecipanti agli interessi di numerose industrie, per esempio tramite ILSI (International Life Sciences Institute) o ISBR ( International Society for Biosafety Research ) supportate e sponsorizzate da BASF, Bayer CropScience, Cargill, Coca-Cola, Danone, Dow Europe, DuPont de Nemours, General Mills, Kellogg, Mars, McDonald’s, Merck Consumer Healthcare. Monsanto, Nestlé, PepsiCo International, Pfizer Consumer Healthcare… Alleluya!
Infine lo studio non sarebbe nemmeno peer reviewed cioè sottoposto a revisione dei pari, così come si contestò al povero Seralinì per il quale si chiese il ritiro dello studio.
Ora, a dire il vero, anche di questi studi che devono molestare e sacrificare un’infinità di animali per dirci se un’invenzione idiota ci fa bene o male, ne abbiamo piene le scatole.
L’acrilamide fa male? Mangiamo meno patate fritte e soprattutto non mangiamole da McDonald che fa più male ancora; farà male il Mon 810? Boh… in ogni caso già troppo mais ha fatto male al nostro territorio e anche lì è ora di finirla…. insomma, più che di invenzioni che si producono tutte sulla strada della manipolazione spinta della natura, forse abbiamo bisogno di nuove intuizioni un po’ più in sintonia con la natura il che significa pensare con quali tecniche /tecnologie e fino a che punto e decidiamo di interferire sul genoma. E questo è più che vietare la coltura di un ogm.