“Vogliamo essere all’altezza di un un universo senza risposte”, così scrivevano Carla Lonzi e le sue compagne di Rivolta Femminile nel proprio manifesto e con queste parole abbiamo brindato in conclusione dell’incontro con Sergia Adamo, traduttrice e intercettatrice complice del pensiero della filosofa Judith Butler e del suo Gender Trouble. E infatti dall’incontro non sono scaturite risposte ma una miriade di feconde domande e riflessioni a-venire.
Abbiamo parlato di generi intelligibili, quelli che istituiscono e mantengono relazioni
di coerenza e continuità tra sesso, genere, pratica sessuale e desiderio; e di generi che sembrerebbero condannati dalla norma ad una sorta di morte in vita ma che non accettando questo destino si mettono in atto creando possibilità e pensabilità di esistenza per tutt*.
Abbiamo parlato di lingue normalizzate, lingue di Stato, dietro alle quali c’è un esercito, lingue accademiche, adattate e adeguate alle regole sociali… e di lingue alle quali viene negata l’intelligibilità perchè dai margini creano buchi neri nel sistema di dominio…abbiamo proclamato la necessità di sovvertire la vecchia grammatica dell’amore e del desiderio…abbiamo parlato di lingue che si intersecano, che entrano una dentro l’altra, che portano fuori, che creano bagliori inaspettati…della traduzione come impeto utopico…della traduzione che rende le lingue vulnerabili, non
protette e blindate e per questo vitali…della traduzione come forzatura del limite delle proprie e delle altrui parole…abbiamo parlato della vulnerabilità come di quella condizione che ti espone alla violenza ma che al contempo ti apre alla relazione…
Abbiamo sputato su Hegel e anche su Freud…
Abbiamo parlato della violenza delle norme di genere e della necessità di praticare un nuovo tipo di politica femminista che assuma la costruzione variabile delle identità come metodo e come fine politico…
Abbiamo parlato del corpo come situazione, del corpo lesbico, del corpo della donna come luogo pubblico (sputando anche sul vaticano!), del corpo senza organi, di questo sesso che non è un sesso, mai uno in nessun luogo, sempre sulla soglia tra un dentro e un fuori, della donna clitoridea e della donna vaginale, della vita e della morte…
Abbiamo parlato del nostro rifiuto di venire addomesticate attraverso una legislazione anche se fosse a noi favorevole…abbiamo parlato del nostro rifiuto della maternità obbligatoria anche attraverso le tecniche di riproduzione assistita…
Abbiamo parlato infine di una natura in-dicibile ma da de-moralizzare e di una cultura da de-naturalizzare, perchè, dopo ingrippato il meccanismo, trappola, tramai del genere, abbiamo tutto da ri-pensare, dentro, ed all’altezza dell’universo evocato da Carla Lonzi.
…. perciò, in qualche modo, continua.