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#NoTav: Su quei sentieri c’eravamo tutti/e! Solidarietà a Marta
Categories: Femminismo a Sud

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Dalle Sguardi Sui Generis:

Venerdì 19 luglio centinaia di No Tav sono tornati a percorrere i sentieri della val Clarea, per contestare un cantiere-fortino emblema della devastazione e della speculazione che la grande opera del Tav porta con sé.
L’odore acre dei lacrimogeni che rendono l’aria irrespirabile e vengono sparati con la chiara intenzione di colpire chi percorre i sentieri è stato spesso sperimentato – in particolare durante questi ultimi anni di lotta No Tav – ma durante l’ultima passeggiata notturna chi difende gli interessi del Tav ed anche chi si schiera per proteggerli ha deciso di andare oltre i già vergognosi e gravi atteggiamenti tenuti dalle forze dell’ordine nel corso di questi anni.
Sono partite cariche a freddo – e di una violenza inaudita – contro chi quella sera affollava la strada di Giaglione; nella fuga sui sentieri 9 persone sono state fermate dalla polizia e sottoposte ad infami accanimenti tra manganellate ed insulti mentre si trovavano già immobilizzate a terra.

Tra di loro c’è anche Marta, compagna pisana attiva da anni su tanti fronti di lotta tra cui quello contro il Tav.
Su quanto accaduto quella sera e sugli arresti che ne son conseguiti ci uniamo alle parole che il movimento ha speso da subito contro una gestione infame della difesa del cantiere e di solidarietà con i fermati.
A qualche giorno di distanza ci preme però tornare sulla vicenda di Marta, che dopo essere stata portata in ospedale e rilasciata con una denuncia, nella conferenza stampa indetta dal movimento il giorno successivo ha denunciato l’orrendo trattamento ricevuto nelle ore in cui si è trovata tra le mani dei celerini: insulti, minacce e manganellate che le hanno ferito un braccio e procurato 8 punti di sutura al labbro. E poi i palpeggiamenti e le violenze perché l’accanimento contro Marta passasse anche per la denigrazione, la molestia sessuale, l’offesa.
Tutto questo Marta l’ha denunciato a testa alta e con coraggio, dovendo poi subire nel giro di poche ore un secondo linciaggio, questa volta mediatico: da chi sulle colonne de La Repubblica insinuava velatamente che le sue affermazioni fossero poco veritiere a chi come il senatore del Pd Stefano Esposito, da sempre ultras del fronte Si Tav, l’ha accusata pubblicamente di mentire.

In nome della difesa di un’opera inutile le manganellate diventano ‘giuste’ e la violenza su una donna diventa un’invenzione, una bugia da denigrare pubblicamente, un’accusa contro cui minacciare azioni legali (come han ben pensato di fare alcuni sindacati di polizia, ansiosi di tutelare l’immagine dei propri agenti).

E poi tutto il coro di voci che puntavano il dito contro la provenienza degli arrestati/e, gridando all’allarme di una valle ormai ostaggio di pericolosi black block giunti per l’occasione da tutta Europa. Ma d’altronde chi si ostina a vedere in questa lotta solo un’opposizione ad un treno è miope oppure in cattiva fede, infatti il movimento No Tav ha sempre saputo e voluto accogliere dentro di sé le migliaia di persone che, come Marta, in tutta Italia (e non solo) hanno fatto propria questa battaglia e la portano avanti con passione e convinzione.

Di fronte a questa crociata disgustosa non possiamo che stringerci attorno a Marta ed esprimerle tutta la nostra solidarietà, consapevoli che la determinazione con cui noi tutte portiamo avanti quotidianamente le nostre battaglie, da quella contro il Tav a quella contro chi commette violenza sulle donne e chi la giustifica, è tutta racchiusa nella frase con la quale Marta stessa ha voluto concludere la conferenza stampa, sorridendo nonostante tutto: ‘tornerò in Val Susa’.

Su quei sentieri c’eravamo tutti/e e torneremo a percorrerli assieme…
No Tav fino alla vittoria! 

Laboratorio Sguardi Sui Generis

 

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