“Siamo tutte cameriere” era lo slogan della manifestazione femminista di ieri a Parigi in solidarietà con la donna che ha accusato Strauss Khan di stupro e contro le pesanti affermazioni sessiste e maschiliste che si sono levate invece a difesa dello stesso. Non avevamo dubbi che contro la donna si coagulassero gli squadroni delle gonadi innocentiste; lo fanno sempre; conosciamo bene tutto il rosario della colpevolizzazione femminile: di lei che provoca, lei che dice no ma è sì, di lei che mente, di lei che ci sta e poi ti accusa, e se sei ricco potente e importante ecco, ti ricatta… Infatti, Catherine Breillat, intervistata dall’Espresso, ritiene che si tratti di quest’ultimo caso perché, spiega la nostra inserviente delle pelose glorie maschili: “E’ un bell’uomo e non posso pensare che non abbia potuto aspettare di arrivare in Francia dove centinaia di donne, me compresa, sono pronte ad andare a letto con lui”, un lui che per la lucidatrice dei trofei del testosterone si inscrive “nella grande tradizione dei nostri presidenti, tutti hommes à femmes”. Ahilei non tutte les femmes però amano sbavare dietro gli uomini, nemmeno se di potere, e se molestate o peggio, stuprate, anche li denunciano. Come qualcuna ha detto nella manifestazione di ieri, se esiste un presunto colpevole, prima di tutto esiste una presunta vittima, cameriera di mestiere, inserviente di nessuno.